Aggressione, anconetano colpito alla schiena. Rischia paralisi in Galles

Alessandro D’Angelo, 28 anni, vittima di un’aggressione da parte di un giocatore di rugby. "Ho dolori atroci, nessuno mi ha aiutato"

Alessandro D’Angelo, ex carabiniere, si trova in Galles per motivi di studio

Alessandro D’Angelo, ex carabiniere, si trova in Galles per motivi di studio

Ancona, 23 febbraio 2020 - Immobile su un letto. Non può neanche uscire per andare a comprarsi da mangiare. Non può salire su un bus, prendere una macchina e figuriamoci un aereo per tornare in Italia. Alessandro D’Angelo, 28 anni, anconetano, di origini siciliane, un passato nell’Arma dei carabinieri e nell’Esercito, ha rischiato seriamente di morire in Galles. Un paese in cui aveva deciso quattro anni fa di trasferirsi "spinto dalla mia voglia di laurearmi".

Triennale in "war and society, una specializzazione di Scienze Politiche atta a formare futuri mediatori di pace in caso di conflitti bellicci, Alessandro sta seguendo adesso un master dopo aver vinto una borsa di studio. E per mantenersi fa l’addetto alla sicurezza nei locali notturni.

"A Swansea, dove vivo, stanno tutti concetrati nella stessa zona di Wind Street". E’ la notte del primo febbraio. Alessandro è in servizio di vigilanza in un hotel. Scoppia una rissa davanti a una discoteca. Vede un collega in difficoltà. Interviene subito. Ma succede qualcosa di impensabile.

"C’era un ragazzo che picchiava, si agitava. Era grosso, massiccio. Uno di quelli che giocano nelle squadre di rugby. Sono riuscito ad afferrarlo da dietro e insieme a un altro l’abbiamo bloccato a terra. Di queste manovre sono esperto – dice – ho fatto il carabiniere, sono stato impiegato in operazioni. Il fratello di questo urlava come un pazzo e ci insultava. L’ho visto afferrare uno di quei paletti di ferro massiccio che sorreggono le barriere davanti alle porte dei locali. Ho visto lo scintillio del ferro alla luce del lampione. Lo roteava. Me l’ha sbattuto addosso. Ho avuto l’istinto di abbassasare la testa Mi ha colpito con forza proprio sotto le spalle. Mi sono sentito morire. Non respiravo più. Sono caduto a terra a terra. E quello continuava a colpirmi in testa. Poteva ammazzarmi".

L’assistente manager del locale ha salvato la vita ad Alessandro. "Me l’ha tolto da sopra sennò mi uccideva –. E’ arrivata la polizia – continua – il dolore era incredibile, non riuscivo a respirare". Alessandro è stato accompagnato a un centro sanitario di primo controllo. Qui è stato visitato: "E’ meglio che vai in ospedale". Come? "In taxi, per me non c’era l’ambulanza. L’hanno usata per uno ubriaco che era stato picchiato dalla moglie".

L’anconetano si fa portare con venti pound al Morriston Hospital. E qui inizia il suo secondo calvario. "Hanno provato a fare i raggi, ma non riuscivo ad alzare le braccia. Sono stato 15 ore in pronto soccorso, poi mi hanno assegnato un letto in reparto. Ci sono stato 15 giorni. Là dentro ho visto passare anche quelli che avevano preso parte alla rissa e mi avevano colpito. Ridevano, erano soddisfatti di quello che avevano fatto. Nessuno per giorni mi ha fatto vedere un referto.

Alla fine ho scoperto di avere tre costole rotte, vicino alla colonna vertebrale. Non posso piegarmi, non riesco ad allacciarmi le scarpe, ho dolore dappertutto. In ospedale mi hanno imbottito di morfina e droghe anche pià pesanti. Ogni tanto ho degli sbandamenti e perdo i sensi".

Come se non bastasse, la beffa. "La mia compagnia non vuole saperne d i me e del risarcimento. Io sono iscritto all’Aire (italiani all’estero), ma non ho avuto la minima assistenza dal consolato italiano in Galles e a Londra a cui mi sono rivolto. Ho un avvocato che devo pagarmi a spese mie. I miei genitori non parlano una parola di inglese e se non avessi avuto lucidità mentale sarei stato completamente solo". Alessandro ha bisogno di aiuto. Non è una questione solo economica, ma di assistenza e supporto. Chiunque voglia aiutarlo può contattarlo scrivendo ad alessandro_d.angelo@hotmail.it