Agricoltori marchigiani a Roma per protestare contro i danni dei cinghiali

Giovani, tenaci e arrabbiati per le coltivazioni devastate dai cinghiali. C’era anche una delegazione marchigiana alla grande manifestazione nazionale di Coldiretti che ha protestato a Roma contro un’invasione che sta portando danni alle coltivazioni e pericolo nelle strade visti i numerosi incidenti stradali, 478 nel 2021 dice la Regione Marche di cui, secondo i dati Asap, ben 13 con feriti gravi. Mauro Tidei ha 27 anni e a Sarnano è titolare di un allevamento e produce formaggi. Vive a ridosso del Parco dei Sibillini e da tempo ha dovuto dismettere la coltivazione di pisello proteico che veniva poi impiegato per l’alimentazione dei suoi animali. "È diventato impossibile – denuncia – abbiamo lavorato per anni per avere qualità e prodotti interamente del territorio ma ora sono costretto ad acquistare mangimi da terzi. Il che mi penalizza parecchio perché essendo una piccola realtà non posso essere competitivo con i prezzi e ora, con l’aumento delle materie prime la situazione è anche peggiorata. In generale come agricoltori non abbiamo più la possibilità di poter effettuare le nostre scelte imprenditoriali riguardo alle semine". Cinghiali ghiotti, ovviamente, anche di altre colture. "Come il mais da polenta – aggiunge Mauro – che dava un bel reddito alle aziende e rappresentava un prodotto di qualità per la nostra regione. Il paradosso è che adesso l’Europa ci chiede di produrre di più ma non possiamo farlo perché questi animali fanno man bassa di tutti i cereali".

Il tutto senza dimenticare la Spada di Damocle della peste suina. La malattia non è trasmissibile agli esseri umani ma per i maiali è altamente contagiosa e letale. A rischio, dopo i casi riscontrati in Piemonte, Liguria e Lazio, l’intero comparto suinicolo marchigiano - con le eccellenze della norcineria - ma il pericolo riguarda anche altri comparti visto che le misure di contenimento arrivano a prevedere il divieto di raccogliere funghi e tartufi, le attività di pesca e perfino il trekking, le passeggiate in mountain bike e tutte le altre attività che potrebbero portare a un’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. Un danno, quindi, non solo al settore zootecnico ma anche a tutta l’economia del bosco, delle aree interne e del turismo. "La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico".