
Silvia Severini, anconetana di 53 anni, bloccata al Cairo: direzione Rafah
La delegazione italiana della Marcia Globale per Gaza, a cui hanno preso parte l’anconetana Silvia Severini e Roberto Solazzi di Moie, è stata bloccata al Cairo. Giovedì sono arrivati a Roma, come altri gruppi provenienti da varie parti d’Italia, e si sono riuniti per decidere se partire per l’Egitto, dato che all’aeroporto del Cairo gli attivisti lombardi, giunti all’alba, erano stati rinchiusi in sale d’attesa senza bagno ed erano iniziate le prime espulsioni. Severini aveva scelto di non partire, poi ci ha ripensato e ha vissuto un momento critico, perché non aveva ancora passato il controllo dello zaino. All’ultimo, però, è riuscita a imbarcarsi da Fiumicino insieme a Solazzi e gli altri attivisti italiani. Atterrati al Cairo, sono riusciti a passare i controlli, sono usciti dall’aeroporto e sono andati in ostello, dove si sono riuniti di nuovo, per decidere cosa fare. Le autorità egiziane non hanno autorizzato la marcia, quindi la capo-delegazione italiana, Antonietta Chiodo, ha deciso di rispettare i patti: senza autorizzazione, la delegazione non sarebbe partita. Passata la notte, ieri mattina, al risveglio, gli attivisti anconetani e gli altri del loro gruppo hanno trovato la polizia ad attenderli fuori dall’ostello. "Abbiamo la polizia alle calcagne – ci ha scritto Severini alle ore 11 – noi siamo in riunione; siamo circa 25 persone, al nono piano con l’ascensore bloccato e sotto abbiamo la polizia". La marcia sarebbe dovuta partire ieri mattina ma non c’è stato nulla da fare. "Siamo fermi – ha continuato Severini – non riusciamo a muoverci. Abbiamo sempre la polizia che ci segue o è appostata sotto i nostri alberghi". Dopo alcune decine di minuti, l’assedio è finalmente finito: "Sono andati via o così sembra. Molti sono in borghese ma abbiamo imparato a riconoscerli", ha commentato Severini.
La situazione è mutata grazie all’aiuto della ragazza che gestisce l’ostello, che ha aiutato gli attivisti filo palestinesi a riconoscere i poliziotti in borghese. Per rendersi conto della situazione basti pensare ai momenti di massima tensione, durante le proteste e le manifestazioni: le camionette della polizia in giro per la capitale dell’Egitto a scoraggiare la marcia. "La ragazza che gestisce l’ostello – racconta Severini a metà pomeriggio – ci ha detto che è felice che siamo qui per la marcia. Ci ha commosso. Quando usciamo, lei ci dice di aspettare, poi ci dà le indicazioni per tutto, per andare a prendere il taxi e il resto, in modo da farci uscire tranquilli, perché c’è sempre la polizia lì attorno. Ci chiedono i passaporti, un ragazzo italiano è stato circondato dagli agenti. Stiamo molto attenti a muoverci e lo facciamo sempre insieme. Ci hanno consigliato di togliere i post sui social dedicati a Gaza, perché qui ti fermano, ti prendono il telefono, digitano la parola Gaza e se la trovano ti fanno problemi. Anche se i cittadini egiziani che incontriamo in giro ci supportano – conclude – alcuni si commuovono anche quando gli raccontiamo il significato della marcia pacifica".
Più difficili le comunicazioni con Solazzi: "A parte il caos generale – ci ha comunicato dopo pranzo – è stato difficile anche attivare la sim. Noi siamo al Cairo, mentre altre delegazioni straniere sono partite, una parte di quella francese e di quella tedesca, per andare a una manifestazione qui vicino. Sembra che siano stati arrestati. È stata mandata la polizia per fermarli, perché non era una manifestazione autorizzata. Dalla delegazione italiana ci è stato detto di rimanere al Cairo, in attesa che la diplomazia sblocchi la situazione".