Green Pass falsi, sesso orale per i finti vaccini

Dalla denuncia presentata dal medico che ha fatto scattare le indagini fino alle intercettazioni telefoniche. Gli agenti parlano di "una lettera lasciata alla reception" dell’imprenditore civitanovese Daniele Mecozzi

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Ancona, 22 febbraio 2022 - Gli insegnanti in aspettativa che dovevano vaccinarsi prima dei sei mesi per non perdere il posto di lavoro e due poliziotti del commissariato di Civitanova per i quali l’obbligo di presentarsi al lavoro con il Green pass era in vigore dal 15 dicembre 2021. E ancora, l’infermiere Luchetti che non avrebbe chiesto sempre la stessa cifra a tutti per fare la finte dose perché all’ex Palarossini avrebbe "ricevuto sesso orale da una paziente da lui trattata in cambio di una dose non somministrata".

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I riscontri per gli agenti che sono implicati nel giro messo in piedi dall’infermiere Emanuele Luchetti trapela anche dalle intercettazioni telefoniche. "Senti ti ho lasciato una lettera lì alla reception", diceva uno degli ispettori indagati al ristoratore civitanovese Daniele Mecozzi che aveva chiamato al telefono il 23 dicembre scorso. Le due utenze erano già sotto controllo dalla Squadra mobile. Il ristoratore risponde all’agente così: "Ma tu hai rotto le scatole con queste lettere d’amore". Il poliziotto gli dice anche di salutare il fratello, il fratello di Mecozzi, a dimostrazione che tra i due corre più di una conoscenza. Per il gip il tenore della conversazione telefonica è inequivocabile. L’ispettore, parlando di lettera, avrebbe sborsato una somma per simulare di aver ricevuto la inoculazione del vaccino senza il quale non avrebbe ottenuto il Green pass.

Per le accuse sul sesso orale è il medico vaccinatore che ha fatto partire l’inchiesta, Carlo Miglietta, denunciando l’infermiere, a riferirlo in un passaggio del verbale di integrazione di denuncia presentata il 28 dicembre scorso alla Squadra mobile. Il 29 dicembre al telefono parlano Galeazzi e Luchetti e l’argomento è ancora inerente le vaccinazioni. L’avvocato chiede all’infermiere se ha trovato "questi" riferendosi, ipotizza il gip nell’ordinanza, a persone che avrebbe inviato al centro vaccinale ma l’infermiere gli dice "non ero giù, però ho dovuto mediare un po’". L’avvocato allora gli dice che lui aveva capito che ci sarebbe stato e Luchetti esordisce così: "Non ho capito un c..., ma questi fanno normale". Se c’erano persone che facevano normale, quindi il vaccino vero, ci sarebbero state anche persone, inviate dall’avvocato per il vaccino finto, ipotizza l’accusa. Sempre intercettati, Luchetti chiede "gli altri quattro, quelli che mi hai detto?" e Galeazzi risponde "loro vengono perché hanno preso l’aspettativa, sai i professori no? Hanno preso l’aspettativa e a fine aspettativa vengono..." alludendo al fatto che rischiavano di essere licenziati finita l’aspettativa. Le quattro persone però non si sarebbero mai presentate. Dalla lettura del traffico telefonico scandagliato con la perizia sui cellulari emerge che il primo contatto di telefonate tra l’infermiere Luchetti e l’avvocato Galeazzi risale all’8 gennaio del 2021. Tra Scarafoni, Luchetti e Galeazzi invece le telefonate si intrecciano a partire dal 6 agosto scorso. Per il gip è chiaro come "Scarafoni fin dall’inizio dell’indagine ha tenuto ripetuti contatti con Luchetti e condotto al Paolinelli diverse persone che prese in carico dall’infermiere non sono state vaccinate". Almeno in tre, stando alle accuse, avrebbero pagato Luchetti tramite Scarafoni che è disposto anche ad utilizzare una poste-pay. Il pensionato sarebbe stato una sorta di faccendiere dell’avvocato e tramite quest’ultimo sarebbe entrato in contatto con l’infermiere.