
Il sindaco Daniele Silvetti
Clima torrido al Cinema Italia di corso Carlo Alberto, dove ieri sera la Curva Nord ha messo in scena l’ennesimo atto di una contestazione che ormai accompagna l’Ancona come un’ombra. Il sindaco Daniele Silvetti si è presentato davanti a una platea visibilmente arrabbiata, pronta a tutto pur di strappare qualche verità su una situazione che infiamma gli animi della tifoseria già da tempo.
La rabbia verso Massimiliano Polci e soci non tende a placarsi. Il fantasma del fallimento dello scorso anno continua a ronzare nell’aria come una mosca fastidiosa, e quando spuntano certi nomi legati pure alla débacle del 2017 targata Sosteniamolancona, allora la gente va su tutte le furie.
Non c’è da stupirsi: scottati più volte, i tifosi dorici non hanno più la forza di credere a qualunque cosa. Specialmente ora, in una fase di passaggio così delicata. Daniele Silvetti, dal canto suo, ha provato a gettare acqua sul fuoco ripetendo frasi già riportate sulle colonne del Resto del Carlino: "Abbiamo tutti voglia di rendere competitiva l’Ancona e di riportarla tra i professionisti, questo è l’obiettivo. In questo momento esistono una società e un rappresentante che legittimano la matricola in serie D e l’obiettivo è proprio l’iscrizione al prossimo campionato. E l’unico che è chiamato a farlo è Polci che si è preso l’impegno di rispettare tutti gli impegni assunti".
Belle parole, ma la sostanza? Il sindaco si dice tranquillo perché Polci, Manciola e Brilli gli hanno dato rassicurazioni. Ma sono rassicurazioni che non bastano alla piazza. La società ha pagato gli stipendi, questo è vero. Lo ha fatto per arrivare al 10 luglio con le carte in regola per l’iscrizione al campionato. Ma è il minimo sindacale. Anche se per la stessa inversa ragione l’Ancona lo scorso anno ha perso la serie C, grazie all’evanescente Tiong.
Poi c’è la storia della trasformazione in società di capitali, che dovrebbe permettere ai soci romani di uscire allo scoperto e prendere il controllo. A Polci e compagnia resterebbero il 50% delle quote. Una mossa che scontenta comunque la piazza, con buona pace di chi sperava in un ricambio totale della guardia. Il sindaco ha anche parlato del Como Group e della Top Five Management, che avrebbero mostrato interesse per l’Ancona.
"Sono venuti ad Ancona a vedere le strutture sportive, la concretezza dell’interesse verso Ancona la vediamo da questo. Oggi bisogna garantire una continuità societaria che si concretizza con l’iscrizione. Dopodiché le parti decideranno, gli accordi con questi soci, con altri, con gli sponsor. Tutto darà la possibilità al progetto di rafforzarsi". Come se questo bastasse a garantire il futuro. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ed è questo che spaventa la tifoseria.
Nel frattempo, mentre si discute, la società dovrebbe ricominciare a muoversi sul mercato. Già domani si attendono le firme di Tommaso Sparandeo, Lorenzo Filippini e Luca Mazzei, che andrebbero ad aggiungersi a Zini, Pecci e Miola, i primi dorici della nuova stagione. Piccoli tasselli di un puzzle che, per ora, ha ancora troppi pezzi mancanti per guadagnare credibilità agli occhi della piazza.
La verità è che tra proclami, rassicurazioni e mezze promesse, a un anno dal tradimento di Tiong, i tifosi dell’Ancona continuano a navigare a vista. E finché non vedranno qualcosa di concreto – per esempio Alessandro Di Paolo, il primo dei soci romani, finora rimasto ben nascosto – il clima resterà quello di ieri sera al Cinema Italia: una polveriera.
Giuseppe Poli