"Andare all’estero non è un male, però bisogna capire i motivi"

Migration

Nato a Perugia, cresciuto a Senigallia, il virologo Guido Silvestri si è laureato in medicina ad Ancona, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1993, dov’è docente alla Emory University di Atlanta.

Quali crede siano le principali cause della fuga dei cervelli?

"Innanzitutto direi che non c’è nulla di male se persone con una forte professionalità considerano anche opzioni lavorative lontano da dove sono nate e cresciute. Se succede ai calciatori e ai cantanti perché non dovrebbe succedere agli scienziati? Va meno bene invece se chi scappa non si sente valorizzato o peggio ancora crede di essere vittime di ingiustizie. Se succede bisogna capire perché e cercare di porvi rimedio".

Cosa l’ha spinta ad andare all’estero?

"All’inizio l’opportunità di studiare il virus dell’Aids in un centro di ricerca prestigioso e di alto livello. Poi mi sono trovato bene, si sono moltiplicate le opportunità e alla fine dopo quasi 30 anni sono ancora in America, anche se un pezzo del mio cuore è sempre rimasto a Senigallia".

Di che cosa si sta occupando?

"Stiamo cercando di sviluppare una nuova terapia che permetta di guarire in modo definitivo dall’Hiv e dall’Aids e stiamo studiando il Covid, in particolare per capire come e perché questa infezione in alcuni casi sia molto lieve mentre in altri possa essere grave o mortale".

Quale aspetto lo affascina di più del suo lavoro?

"L’essere a costante contatto con l’ignoto. E’ un po’ come gli esploratori del Medio Evo o del Rinascimento, che andavano in giro per il mondo a scoprire nuove terre e nuove culture di cui nessuno sapeva nulla. Ogni volta che facciamo un esperimento mai fatto è come entrare per primi in una foresta dove nessuno è mai entrato. Non credo ci siamo molte cose più divertenti nella vita!".

Cosa consiglierebbe ad un giovane che volesse andare all’estero?

"Abituarsi a essere flessibile mentalmente, perché in altri paesi per tanti aspetti si vive diversamente dall’Italia. Diventa importante vivere questa diversità come una ricchezza e una crescita, non come una sofferenza. E poi ricordarsi sempre che all’estero cambiano i cieli, ma non il nostro cuore: se andiamo via solo per scappare a un nostro problema interiore il risultato non sarà positivo".

Pietro Celidoni,

Elisabetta Ciceroni,

Nicole D’ettorre,

Claudio Ferracci,

Emma Mariotti

e Nicola Perlini II B