Ancona, 25 gennaio 2024 – E’ arrivata anche l’accusa di istigazione al suicidio per Simone Gresti, il fidanzato di Andreca Rabciuc, la 27enne romena che viveva a Jesi e scomparsa il 12 marzo del 2022 dalle campagne di Montecarotto. Dopo il ritrovamento di uno scheletro umano, avvenuto sabato scorso in un casolare di Casteplanio, aumentano le ipotesi di reato contestate all’unico indagato (è sempre stato a piede libero) sul caso della giovane promessa del tiro con l’arco. A Gresti erano stati contestati già anche il sequestro di persona, l’omicidio volontario e lo spaccio di droga. L’istigazione al suicidio, emersa ieri con la notifica dell’accertamento irripetibile che ha riguardato i vestiti indossati dai resti umani trovati nel casolare, altri tessuti rinvenuti all’interno e alcuni oggetti tra cui una scopa con un manico di legno, si lega allo scenario analizzato in questi giorni dagli inquirenti all’interno del rudere di campagna.
Qualcosa sulla scena del ritrovamento non convince la Procura dorica, dove il caso è seguito dalla pm Irene Bilotta che coordina le indagini dei carabinieri. In primis c’è una scritta, inizialmente si pensava fosse in un biglietto ma sarebbe piuttosto stata trovata su un muro e suona tanto come un messaggio. Chi l’ha fatta? Perché? Saranno fatti degli accertamenti per capire se si tratta di una scritta recente o datata negli anni e soprattutto se c’entra con Andreea. Si era parlato anche di una corda che sarebbe però piuttosto un tessuto non troppo sottile ma usurato, probabilmente una pashmina o un foulard abbastanza lungo tanto da essere adibito a corda e a cui il corpo potrebbe essere stato attaccato o trattenuto fino a quando non ha retto più ed è finito sulle scale dove è stato ritrovato ormai allo stato di uno scheletro. Elementi che pongono a sfavore di un caso di omicidio o, come ipotizza la Procura, forse solo una messa in scena per depistare gli inquirenti se si fosse trovato il corpo. Quello che non torna è che questi elementi, nel casolare, fanno propendere per un gesto volontario della ragazza. Ma perché avrebbe dovuto arrivare fin lì, da sola, per farla finita? Qualcuno potrebbe volerlo far credere. Per sciogliere i dubbi serviranno gli esiti degli accertamenti iniziati, non solo l’autopsia ma anche quelli effettuati ieri negli uffici della Scientifica dei carabinieri, alla caserma della Montagnola.
L’accertamento, durato circa tre ore, a cui ha partecipato anche il difensore di Gresti, l’avvocato Emanuele Giuliani, con il proprio consulente di parte, ha riguardato prelievi per esaminare tutti i tessuti trovati nel casolare e anche gli oggetti. Si cercano eventuali dna, compreso quello di Simone, in particolare sul foulard nell’ipotesi che fosse stato usato per uccidere la fidanzata e si cercano anche tracce di sangue.
La nuova accusa non sembra preoccupare la difesa: "Non è facile capire la causa della morte – dice Giuliani – è giusto avere un ampio spettro delle ipotesi di reato compatibili con quella situazione lì, fa parte della fase di garanzia. Poi non vuol dire nulla essere indagato di un reato, dovremmo vedere i riscontri, vedremo l’atto finale". La versione di Gresti sulla scomparsa di Andreea rimane sempre la stessa, è ferma a quando l’ha vista andare via a piedi, dopo il litigio andato avanti tutta la sera nella roulotte parcheggiata ad un chilometro di distanza dal casolare del ritrovamento, in direzione Jesi. Per l’esito del dna sullo scheletro, che confermi che Andreea, c’è ancora da attendere.