
Un momento del meeting
Il Meeting nazionale delle Aree interne promosso da ALI - Autonomie Locali Italiane, ha visto la partecipazione di numerosi amministratori, esperti e rappresentanti istituzionali, riuniti per discutere il futuro delle aree più fragili del Paese. Ha aperto i lavori il presidente di ALI Roberto Gualtieri e li ha chiusi l’europarlamentare Matteo Ricci, in una mattinata di confronto che ha fatto emergere, da Fabriano, la necessità di un cambio di passo concreto nelle politiche per i territori montani, rurali e periferici.
Al centro del dibattito il nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI), presentato dal Governo, che prevede per molti territori un percorso definito di "spopolamento irreversibile". Una visione che rischia di condannare le aree interne a un declino senza ritorno, negando prospettive di sviluppo e giustizia. Il sindaco di Fabriano Daniela Ghergo ha sottolineato con forza il rischio che questo approccio comporta per intere comunità, richiamando l’urgenza di una politica capace di cogliere le potenzialità inespresse di questi territori.
"Sostenere che queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza e che hanno bisogno di un piano mirato per accompagnarle in un percorso cronicizzato di declino e invecchiamento è devastante – ha detto Ghergo -. Che cosa penserà quel giovane che, nonostante tutto, ha scelto di rimanere, o chi ha deciso di tornare a vivere in montagna dopo il Covid? Più che di una strategia di rilancio, questa appare una strategia dell’abbandono. Le aree interne non possono essere governate solo con la fredda logica dei numeri, ma serve una visione territoriale capace di sostenere progetti condivisi, investire nelle vocazioni locali e promuovere uno sviluppo sostenibile, che parta dai beni comuni, dall’ambiente, dall’artigianato, dal turismo e dalla cultura".
Durante i lavori è emersa la richiesta di un cambiamento profondo nella strategia nazionale, che metta davvero al centro la sanità pubblica, i diritti sociali, la coesione territoriale e la qualità del lavoro. Si è ribadita l’esigenza di trasformare la Strategia nazionale per le Aree interne in una politica strutturale e stabile nel tempo, superando la logica emergenziale dei bandi e dei finanziamenti a termine. È stato chiesto di garantire servizi essenziali diffusi e accessibili, come la sanità territoriale e la scuola, di investire sulle infrastrutture digitali e fisiche.
Ampio spazio è stato dedicato al tema della coesione sociale e territoriale, considerata la vera chiave per garantire pari diritti e opportunità a milioni di cittadini che vivono lontano dai grandi centri urbani. Le aree interne, infatti, non rappresentano solo territori fragili ma anche spazi di innovazione e sviluppo, capaci di proporre modelli di economia sostenibile, basati sulla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali e produttive locali.