Auchan Conad, prime trasformazioni e rischio esuberi

I punti vendita di Senigallia, Falconara e Jesi cambiano pelle. Ancona a febbraio

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Ancona, 2 ottobre 2019 - Fumata nera al tavolo di confronto sul trasferimento dei primi 109 negozi e dei circa 5.700 lavoratori che transiteranno dal gruppo Auchan a Conad entro il mese di marzo 2020. I rappresentanti di parte aziendale hanno respinto le proposte elaborate unitariamente dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs che hanno proclamato lo stato di agitazione e le assemblee nei luoghi di lavoro. Le tre sigle, nel tentativo di semplificare la procedura di trasferimento, si legge in una nota, hanno proposto di esplicitare fra i contraenti anche i soggetti subaffittuari che diventeranno titolari dei punti vendita. Essenziale per i sindacati anche la previsione della tutela reale dei lavoratori coinvolti dal passaggio alle dipendenze di aziende con meno di 15 addetti. Il processo tocca da vicino anche le Marche con i suoi punti vendita e i lavoratori. Ne parliamo con Joice Moscatello, segretario regionale Filcams-Cgil. 

Moscatello, cosa significa il passaggio dei 109 punti vendita nazionali tra i due grandi gruppi? «Innanzitutto un cambio epocale e una visione diversa a livello culturale. Da un gruppo internazionale unico ad una cooperativa composta da imprenditori, ognuno con la sua testa e le sue idee. Esercenti che non sono abituati alle relazioni sindacali e questo a noi ci preoccupa. Parte un vero e proprio cambio epocale, per tutti». Anche sotto il profilo dell’occupazione potrebbe rivelarsi un cambio choc? «Questo è da vedere nel tempo. Nessuna intenzione di criminalizzare gli imprenditori, anzi, ognuno ha il diritto di assumersi le sue responsabilità, vorremmo però quanto meno avere la possibilità di avviare dei rapporti duraturi e proficui. Su questo esiste un grande punto interrogativo che si traduce nell’incertezza nei confronti dei lavoratori». Perché il cambio di proprietà potrebbe essere pericoloso? «Perché, oltre al problema ora ricordato, ogni realtà dovrà gestire la parte occupazionale e in alcuni casi non sarà possibile applicare gli ammortizzatori sociali, dalle solidarietà alla cassa integrazione. Molto dipenderà dal numero di addetti contrattualizzati. Conad è composto da piccole aziende e alcuni imprenditori del gruppo potrebbe decidere di cambiare il punto vendita, riducendo spazi e forza lavoro». Lei teme che possano essere toccati i diritti dei lavoratori? «Spero di no, così come spero che possano essere garantiti il più possibile gli accordi contrattuali. Quando, invece di un soggetto seduto al tavolo della contrattazione dovrai andare a confrontarti con un singolo proprietario per ogni punto vendita, è chiaro che il compito comincia a farsi complicato. Con la vecchia azienda il confronto è stato aspro talvolta, ma a quel tavolo c’era sempre seduto qualcuno con cui trattare». Nelle Marche di quali numeri si sta parlando, sia a livello di punti vendita che di lavoratori? «Per ora passeranno da Sma-Auchan a Conad 19 punti vendita nella nostra regione e qualcosa come 5-600 lavoratori. Un passaggio che sarà completato entro tre anni, almeno secondo quanto previsto dall’accordo». Nel nostro territorio invece, parlo di Ancona e del suo territorio provinciale, di quali tempi si sta parlando? «Si tratta di tempi molto stretti, strettissimi anzi, visto che già ad ottobre, entro poche settimane, alcuni punti vendita molto importanti del gruppo Sma-Auchan passeranno a Conad. Parliamo di quelli a Senigallia, Falconara e Jesi, non negozietti di poco conto». E il grande Auchan della Baraccola, ad Ancona? «L’ipermercato di via Scataglini passerà a Conad nel febbraio prossimo». Quali sono le cause che hanno spinto un colosso come Auchan a cedere tutto ad un altro gruppo? «Credo che alla base ci siano stati gli ultimi anni in cui i fatturati sono stati in crisi e questo ha spinto i vertici societari a prendere delle misure drastiche».