di Marina Verdenelli
Va a lavorare in un supermercato diventando l’oggetto del desiderio del direttore che più di una volta si sarebbe spinto oltre con avance sessuali a cui la donna non voleva sottostare. In una occasione l’avrebbe presa per i capelli, mentre si trovavano nel magazzino, e con una stretta alle spalle l’avrebbe spinta a sé mimando un atto sessuale nei suoi confronti. Un altro giorno si sarebbe accostato molto vicino alla dipendente, mentre era in cassa, sempre di schiena, appoggiando la sua parte intima al lato b di lei. I due episodi sarebbero avvenuti durante il lavoro, dove lei era impegnata in varie mansioni all’interno del punto vendita che si trova in un comune della Valmusone. Per quelle avance spinte, che risalgono all’estate del 2022, è finito a processo un 35enne della Vallesina, il direttore del supermercato dove lavorava la vittima, 36 anni. Ieri l’uomo è stato condannato ad un anno e 4 mesi, in abbreviato, dal gup Alberto Pallucchini. Pena sospesa ma solo se aderirà ad un percorso di recupero per uomini maltrattanti. La condanna decisa dal giudice è solo per l’episodio della cassa, avvenuto il 15 luglio del 2022. Per l’altro il giudice non ha ritenuto sufficienti le prove per cui l’imputato è stato assolto. La vittima, parte civile con l’avvocato Fabrizio Menghini, dopo aver sporto denuncia ai carabinieri non si era più vista riconfermare il lavoro per cui era in prova.
Intervistata dal Carlino aveva spiegato tutta la sua frustrazione. "Non sto bene – aveva raccontato – perché espormi con la denuncia mi ha fatto trovare senza un lavoro e questo non lo reputo giusto. Sono anche in cura da uno psichiatra perché ho avuto un mezzo esaurimento nervoso. Purtroppo da quel supermercato io sono dovuta scappare, anche su consiglio dei carabinieri a cui mi sono rivolta per denunciare quell’uomo. In più ho anche problemi di salute".
Dopo i due episodi subiti la 36enne non sapeva più come comportarsi al lavoro e aveva timore del direttore al quale non avrebbe mai risposto in maniera positiva a quello che le faceva. Andare al supermercato era diventato per lei un incubo e così aveva mandato dei certificati di malattia, nella speranza che le cose con il tempo migliorassero. Poi non si era vista confermare il lavoro così si era rivolta ai carabinieri per raccontare tutto. Non avrebbe denunciato prima le avance spinte per paura di perdere il posto. Sperava che mettendosi in malattia i comportamenti dell’uomo si attenuassero.