Banca Marche, l’ex dg investì solo 871 euro nell'aumento di capitale

Bianconi ottenne 180 milioni dai soci, lui versò solo briciole

Massimo Bianconi, ex dg di Banca Marche

Massimo Bianconi, ex dg di Banca Marche

Ancona, 21 dicembre 2015 - «Giurate di sottoscrivere l’aumento di capitale? So che lo farete perché siete dei ruffiani». È stato soprannominato il «giuramento di Fontedamo», Natale 2011, seguito da scrosci di applausi. L’ultimo Natale a Banca Marche per l’ex dg Massimo Bianconi

Davanti a lui, nell’atrio della sede generale direttori di filiale e dirigenti dell’istituto. A loro era rivolto il giuramento, l’appello a partecipare all’aumento di capitale in cui lui però, si scopre ora, ha messo giusto le briciole. Bianconi ha preparato così la ricapitalizzazione da 180 milioni di euro, sottoscritta dai soci nel febbraio successivo e solo poi finita nel mirino della Consob e di Banca d’Italia. Cento ottanta milioni di euro attinti a Fondazioni e azionisti privati, dipendenti compresi (poco meno dell’80% di loro aveva azioni e obbligazioni subordinate) oggi svaniti nel nulla, per effetto del decreto Salva-banche.    Il discorso di Natale di Bianconi, direttore generale dal 2004 al 2012, stipendio annuo da 1,5 milioni, buonuscite e benefit per circa 17 milioni di euro in otto anni, si fa pressante quando caldeggia ai dipendenti l’acquisto delle azioni. La banca è «solida» ripete, prima di chiedere ai ‘suoi’: «Giurate che farete di tutto perché sia sottoscritto interamente l’aumento di capitale?» avrebbe detto, incassando parecchi: ‘Lo giuro’.

Di quel milione e mezzo di retribuzione, esclusi i rimborsi spese, le trasferte e due liquidazioni, Bianconi investì 871 euro e 25 centesimi, cioè acquistò 1.025 azioni delle 212 milioni totali (a 0,85 euro). Parliamo quindi di una quota che non arriva nemmeno allo 0,0005% del capitale necessario (180 milioni), a fronte di stipendi e buonuscite milionarie. Migliaia di risparmiatori non lo sapevano come non sapevano, a differenza dell’ex dg, dei verbali ispettivi della Banca d’Italia arrivati a Fontedamo nel 2010 e 2011. Non lo sapevano neppure i dipendenti, quelli che hanno caldeggiato ai loro clienti le azioni perché sicure.   Eppure è del 9 gennaio 2012, pochi giorni dopo la cena di Natale con giuramento, la lettera allarmante che «doveva essere comunicata ai potenziali investitori», a detta della Consob che ha multato gli ex vertici. Sanzioni da 420mila euro a carico di 16 ex vertici per carenze informative nel prospetto di quell’aumento di capitale. A Bianconi 60mila euro di sanzioni e così all’ex presidente Michele Ambrosini, per una violazione «a titolo di dolo». Solo a giugno 2012, incassata la ricapitalizzazione, Banca Marche trasmise a Consob una «ricostruzione parziale e fuorviante» di quella lettera.