"Bella ciao" anche nel nome dell’Ucraina

Dopo due anni di pandemia la cerimonia è tornata in presenza con tanti cittadini. E con un pensiero speciale per la guerra in corso

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di Giacomo Giampieri

Una tradizione ritrovata per celebrare la Festa della Liberazione, ieri. Un 25 aprile particolarmente sentito, considerato quanto accade sulla scena internazionale, in cui la ferocia della guerra, l’orrore delle bombe, lo sterminio degli innocenti, toccano le coscienze di ciascun individuo e non possono lasciare indifferenti. Le autorità comunali, con in testa l’assessore Ida Simonella, che ha sostituito il sindaco Valeria Mancinelli, e gli altri rappresentanti della Giunta dorica, le forze armate, il prefetto Darco Pellos, il questore di Ancona Cesare Capocasa, i rappresentanti degli Enti provinciali e regionali, quelli delle associazioni combattentistiche e d’arma, assieme – finalmente dopo la morsa della pandemia che ha consentito soltanto manifestazioni ridotte negli ultimi due anni – a tante cittadine e tanti cittadini.

Il primo momento per ricordare il 25 aprile si è tenuto al Passetto, dove sono state deposte cinque corone di alloro davanti al Monumento ai Caduti. Quelle del prefetto, delle forze armate, del Comune di Ancona, della Regione Marche e delle associazioni combattentistiche e d’arma. Dopodiché, il corteo ha imboccato il Viale della Vittoria sulle note dell’Inno di Mameli e Bella Ciao, suonate dal corpo bandistico di Torrette. Un picchetto è stato realizzato davanti al Comune di Ancona e si sono levati in cielo i canti degli italiani e dei partigiani. Poi, l’ultima tappa, piazza Cavour, dove hanno avuto luogo i discorsi istituzionali dell’assessore Simonella e del presidente dell’Anpi di Ancona Tamara Ferretti. Nel corteo presente anche una delegazione di Altra Idea di Città, che ha esposto uno striscione inneggiante la Resistenza e di censura ai fascismi e ai crimini di guerra. Ma c’era anche una delegazione dei City Angels, gruppo recentemente costituito anche nel capoluogo dorico: "Perché siamo qui? Perché crediamo alla pace – hanno raccontato al Carlino – Tutte le guerre vanno fermate (un messaggio, di cui scriviamo a parte, ripreso in ciascun intervento dei presenti, ndr). Noi crediamo nella sicurezza e nella solidarietà. E indossiamo questo berretto blu che rappresenta le forze dell’Onu: ci sentiamo portatori di pace". E dicevamo anche di tanti anconetani, scesi convinti in una piazza gremita. Dal cuore della città hanno voluto mandare messaggi importanti. Primo fra tutti, ovviamente, quello di non dimenticare mai quanto accaduto in un passato tremendo e, soprattutto, il sacrificio di donne e uomini che hanno lottato per la nostra libertà. Ma hanno partecipato anche per confermare contrarietà ai conflitti e, pensando a quello che infuria a ridosso dell’Europa, per schierarsi unicamente dalla parte dell’Ucraina. Un paese che è in lotta per "il suo 25 aprile".