
Ecco com’è ridotta la struttura abbandonata all’inizio del 2002. Tutto fermo anche al villaggio residenziale Cardeto dopo il fallimento.
Un’ordinaria storia di archeologia immobiliare con aspetti però di straordinaria urgenza: il viaggio del Carlino all’interno della ‘parte oscura’ dell’ex presidio ospedaliero Umberto I. L’apertura, finalmente, del Poliambulatorio trasferito dal viale della Vittoria ha acceso un faro all’interno della vergogna lasciata dal fallimento del villaggio residenziale ‘Cardeto’, ma per una parte risanata c’è un mondo ancora ridotto nel più totale abbandono. Alle spalle dei rinnovati ambienti del poliambulatorio restano i ruderi di quello che fino all’inizio del 2002 è stato l’ospedale ‘civile’ di Ancona, prima del trasferimento dei reparti a Torrette e della chiusura del presidio di largo Cappelli. In pochi anni lì sarebbe dovuto nascere l’area residenziale, ma il fallimento dell’azienda ha di fatto fermato l’incedere delle lancette del tempo lì dentro.
Tornare, dopo tanti anni, in ambienti devastati dall’incuria, dall’abbandono e dai bivacchi è stato un tuffo al cuore. L’accesso all’area abbandonata è assolutamente semplice, basta procedere lungo il percorso stradale e prima delle recinzioni per bloccare il transito veicolare è sufficiente salire, sulla sinistra, le scale zeppe di rifiuti e vegetazione in abbandono. Le storiche due rampe che salgono ad angolo retto per poi ritrovarsi dove un tempo si accedeva alla radiologia. L’enorme padiglione edificato su due piani non presenta più gli infissi, a terra le pavimentazioni sono state scardinate, sulle pareti solo sporcizia e qualche murales, segno, se ce ne fosse bisogno, di una costante presenza di persone lì dentro nel corso del tempo. Le intemperie hanno fatto il resto, rendendo di fatto invivibile quelle stanze, un tempo degenze e ambulatori. Il plesso principale dell’ex ospedale contiene ancora lo spazio dove un tempo c’era l’enorme targa dedicata a Lorenzo Cappelli, medico e personalità che ha dato il nome proprio al piazzale antistante l’Umberto I.
Siamo all’interno dell’area che all’epoca svolgeva il ruolo di direzione dell’ospedale, dove l’incuria ha provocato danni minori rispetto al resto dei padiglioni; dove a terra fa sfoggio una pavimentazione originale stupenda, alcune finestre sono intatte, con tanto di tende, seppur in parte rovinate, e dove il tempo si è fermato, appunto, al 2002: a testimoniarlo un calendario rimasto al suo posto, appeso a un chiodino. Allargando l’orizzonte del vecchio presidio immerso nel verde, è facile notare come i lavori per il villaggio ‘Cardeto’ fossero andati avanti in maniera sostanziale. Alternati ai padiglioni dell’epoca di inizio secolo scorso, infatti, ci sono gli edifici ristrutturati, recuperati e praticamente pronti per essere abitati. Pensando a ciò che doveva essere e invece non è mai stato la rabbia sale.
Nella parte alta del sito fanno bella mostra i palazzi residenziali praticamente ultimati, ma mai consegnati. Qualcosa si è mosso rispetto ad alcuni anni fa, l’inaugurazione del poliambulatorio è un segnale importante, ma il grosso è ancora da fare. Intanto si stanno accumulando i ritardi per quanto concerne la realizzazione della Rsa comunale e dell’hospice, con tempi purtroppo ignoti. A monte si spera nel buon esito della trattativa tra pubblico e privato per il recupero delle aree, nuove edificazioni e l’azzeramento del degrado che, ad oggi, regna ancora sovrano.