Blue Whale, la confessione di Elisa: "Facevo il gioco del suicidio"

La 13enne è svenuta a scuola dopo aver rinviato l’atto finale: il lancio nel vuoto da un palazzo

Il 'tatuaggio' della Blue Whale

Il 'tatuaggio' della Blue Whale

Ancona, 20 maggio 2017 - Cinquanta prove. Almeno nella sua testa. Sfiancanti, con lo stesso effetto di un pugnale affondato in una ferita già sanguinante. Così incisive sul suo stato psicologico labile, da portarla ad accasciarsi in classe davanti ai compagni e ai professori in una palese richiesta d’aiuto. Elisa (nome di fantasia per non svelare la sua identità), 13 anni, aveva deciso di posticipare l’atto finale, il lancio nel vuoto dal palazzo più alto della sua città, Pescara. Irreale conclusione della «Blue Whale», una roulette macabra nata dalla fantasia malata di un russo Philip Budeikin.

«SÌ, ho partecipato alla Blue Whale» ha ammesso la ragazzina ai professori e ai medici del pronto soccorso dell’ospedale di Pescara e a quelli del Salesi di Ancona dove è arrivata in elimbulanza mercoledì notte. Elisa si è fermata un attimo prima di mettere la parola fine alla sua vita. Immersa nel vuoto cosmico della sua mente. Il fatto che avesse già deciso di posticipare il suicidio, così come prevederebbero le regole di questa follìa virtuale, secondo gli investigatori della Squadra mobile di Pescara è il segno che l’adolescente si fosse resa conto di quanto le stava accadendo. Si è piegata in due per un malore, ma qualche sua compagna sapeva del suo stato di prostrazione. Sapeva anche che sulle braccia Elisa aveva dei tagli che si era procurata con una lametta da barba. Per gli investigatori non ci sono dubbi che dietro il tentativo di suicidio della ragazzina ci sia la Blue Whale. Lo ha riferito la stessa 13enne, lo hanno confermato anche i genitori. Sono stati proprio loro a consegnare alla polizia lo smartphone che Elisa utilizzava, anche per chattare e seguire le regole del gioco al massacro e un pc nel quale potrebbero essere trovati ulteriori elementi utili alle indagini.

Elisa ha detto alla polizia che si sarebbe dovuta uccidere mercoledì sera. Gli investigatori sono entrati in possesso anche di una lametta, con la quale la ragazzina si sarebbe procurata dei tagli a un avambraccio, così come detta una delle regole della Blue Whale e alcuni dvd di film horror, tra cui «Nightmare», un cult movie del genere.

Cercare di impressionarsi e di generare dentro di sé immagini lugubri fa parte della pratica virtuale nella quale secondo alcuni esperti sarebbero coinvolti centinaia di ragazzi in tutto il mondo. Sull’episodio sono stati aperti due fascicoli, uno dalla Procura de L’Aquila e una da quella dei minorenni di Ancona. Nessuna ipotesi di reato, per ora. La ventilata istigazione al suicidio, della quale potrebbero essere responsabili il presunto ideatore della Blue Whale e tutti coloro che avrebbero partecipato alla sua diffusione con ruoli diversi, è configurabile solo in caso di lesioni gravi acclarate. Al momento Elisa ha solo dei taglietti su un braccio, anche se è ricoverata in neuropsichiatria al Salesi e verrà seguita in un lungo percorso di recupero. L’obiettivo è quello di cancellare dalla sua testa per sempre l’immagine di una balena blu, simbolo di morte.

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