"Canzoni sociali grazie al mio passato"

Nino D’Angelo oggi al teatro delle Muse di Ancona: "Scudetto e Champions al Napoli? Potrei morire"

"Canzoni sociali grazie al mio passato"

"Canzoni sociali grazie al mio passato"

Torna in scena ‘Il Poeta che non sa parlare’, Nino D’Angelo. Reduce da un tour estivo che ha inanellato molti sold-out, il popolare cantante ha intrapreso un tour iniziato a Lugano, e che finirà a Palermo. In mezzo c’è Ancona, dove stasera (ore 21) alle Muse, si potrà ascoltare il meglio di quarant’anni di canzoni.

D’Angelo, ha faticato a stilare la scaletta?

"No, sarà coperta tutta la mia carriera. Ci sarà un Nino D’angelo ‘globale’, dagli anni Ottanta a quello più impegnato degli ultimi album".

Stupito dal successo che le continua ad arridere? Non è solo un fatto musicale, vero?

"I due o tre anni della pandemia mi hanno fatto capire quanto il pubblico è importante per me, e quanto lo è stare sul palco. Per questo ho deciso di stargli vicino anche in quel periodo, perché credo che la gente mi voglia bene, e in questo c’è qualcosa che non c’azzecca niente con la musica. E’ proprio vero: quando qualcosa ti viene a mancare nella vita capisci quanto è importante".

Poi c’è la critica. E’ stato finalista al Premio Tenco. Un riconoscimento tardivo?

"Come si dice, sono stato sdoganato. Negli ultimi dischi non c’è solo l’amore. Già in ‘A storia ‘e nisciuno’ parlavo della coscienza di un camorrista. ‘Senza giacca e cravatta’ parla di me, che partendo dal niente ho raggiunto il successo solo grazie a quello che so fare. E’ il brano che mi rappresenta di più. Anche cantando il mio passato faccio canzoni ‘sociali’. Non dimentico le mie origini. A 12 anni sono dovuto andare a lavorare, lasciando la scuola. Il diritto alla scuola deve essere di tutti. A me è stato tolto".

Però una sua insegnante ha contato molto per lei...

"Quando scrivevo facevo molti errori di grammatica. Ma il contenuto, il ‘messaggio’ era forte, importante. Lei mi diceva: ti esprimi male, ma sai arrivare al cuore. Sei un poeta che non sa parlare... Purtroppo non ha fatto in tempo a vedere il mio successo".

A teatro l’atmosfera è più intima. Cosa cambia per lei?

"Canto, ma racconto anche delle storie come se io e il pubblico fossimo a casa mia. Lo faccio con spontaneità. E’ un pregio che credo il pubblico apprezzi".

Lei è anche un grande tifoso del Napoli. Per lo scudetto è quasi fatta.

"Come tutti i napoletani sono superstizioso. Festeggerò quando sarà il momento. Certo, sarà un giorno bellissimo".

E se vincete anche la Champions?

"La doppietta? Forse non me la godrei, perché potrei anche morire!".

Raimondo Montesi