Caporalato, rintracciato uno dei capi: era scappato in Pakistan

Scoperto nel 2019 il giro di sfruttamento dell’immigrazione: 5 lavoratori in una camera e in pessime condizioni igieniche

Migration

Caporalato, è stato individuato il 50enne che nel 2020 era scappato in Pakistan, per lui scatta il divieto di dimora nella provincia di Ancona. A seguito di un’indagine degli uomini del Commissariato, erano stati scoperti 30 braccianti in un sottotetto a Senigallia, tutti venivano sfruttati nei campi dai loro ‘caporali’. Si tratta del 50enne e di un 30enne che era stato portato in carcere nel 2020 in base a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ancona. Entrambi si erano resi responsabili di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, leggi caporalato, ma anche per fatti connessi ad episodi di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. L’attività di indagine si è protratta per oltre un anno: partita nel 2019 è stata condotta in collaborazione con il personale dell’Ispettorato territoriale del Lavoro di Ancona. Secondo quanto emerso dalle indagini, i loro connazionali venivano impiegati per lavori presso terzi: le retribuzioni, meno di cinque euro all’ora, erano trattenute per vitto, alloggio e trasporto al lavoro. Inoltre in busta paga, veniva spesso messo un numero di ore inferiore a quelle svolte nei campi. Per gli operai era impossibile scappare: i ‘caporali’ trattenevano anche i loro documenti d’identità e permessi di soggiorni in modo da assicurarsi turni.

Anche il vitto e l’alloggio erano simili alla paga: gli operai venivano ammassati in 4 o 5 per stanza e in condizioni igieniche pessime. Al momento del blitz della polizia erano state riscontrate gravi deficienze strutturali e igienico sanitarie. Una situazione al limite per un gruppo di uomini arrivato in Italia con la speranza di trovare lavoro e di ottenere una sistemazione dignitosa, invece si sono ritrovati in situazione di sfruttamento e violazione dei più elementari principi di rispetto della dignità della persona. Il 50enne che è stato rintracciato al suo rientro in Italia non è stato arrestato, ma nei suoi confronti è stato emesso il divieto di fare rientro nei luoghi dove ha svolto l’attività illecita. Questa operazione portata a termine dagli uomini del Commissariato non è l’unica a fare emergere in città il problema dello sfruttamento del lavoro che si era verificato qualche anno fa anche in un calzaturificio dove venivano impiegati per lo più lavoratori di origine pakistana e in una ditta di confezione dove le persone sfruttate erano per lo più di origine cinese.