Caro gasolio, i pescherecci tornano in mare

Confermata la frattura con le marinerie del Tirreno che invece vanno avanti con lo sciopero. "Per ora faremo solo due giorni di pesca"

Migration

Nella notte i pescatori di Ancona hanno ripreso il largo per gettare ancora una volta le loro reti in mare. La decisione è stata presa ieri nel corso di un incontro che si è svolto presso la Cooperativa Pescatori al Mandracchio durante la quale si è discusso dei vari confronti che si sono svolti sabato a Chioggia e a Rimini tra le marinerie del basso e alto Adriatico. L’intento era quello di giungere comunque ad una decisione comune tra tutte le marinerie che avevano avviato insieme lo sciopero una settimana fa, ma la rottura non si è sanata. "Non possiamo continuare a restare in terra – ha spiegato Apollinare Lazzari, il presidente dell’Associazione Produttore Pesca di Ancona – perché i nostri marinai non hanno la cassa integrazione. Inoltre dobbiamo pensare anche a tutto il comparto che non può continuare a non lavorare. Ma la protesta continua, intanto con una giornata di pesca in meno. Poi, il prossimo fine settimana, decideremo come andare avanti. Tutte le marinerie dell’Adriatico hanno fatto la stessa nostra scelta". Dunque confermato quanto era già stato deciso nell’assemblea al Mercato del pesce anconetano conclusasi con la netta spaccatura tra le marinerie dell’Adriatico, decise nel tornare in mare, e quelle del Tirreno ferme nel proseguire lo sciopero.

I pescherecci dell’Adriatico sono tornati a pescare oggi per fermarsi martedì, vendere il pescato e riuscire mercoledì. Poi fermarsi, salvo siano prese altre e diverse decisioni, il fine settimana. A tornare in mare sono stati tutti i pescatori da San Benedetto del Tronto sino a Trieste, i toscani, i campani e i liguri. Fermi nello sciopero le marinerie dell’Abruzzo, Molise, Puglia e Lazio. La Liguria e la Sardegna non si sono mai fermate come ci a confermato Federico Bigoni, vicepresidente nazionale di Federpesca. "La protesta della scorsa settimana – ha detto – ha attirato l’attenzione dei media e della politica per un settore che sta soffrendo. Le buone intenzioni del Ministero per un primo provvedimento di 20 milioni è una prima boccata di ossigeno". Resta comunque la difficoltà della situazione del caro gasolio che Bigoni spera non peggiori portando il combustibile ad un prezzo impraticabile. "Un ulteriore aggravio sarebbe per noi insostenibile" ha confermato.

Intanto però si continua a sperare in una soluzione del problema a livello nazionale. "Stiamo lavorando da tempo – ha affermato Bigoni – affinché la pesca sia inserita in un provvedimento, che sarà presto all’esame della Camera per il caro energia che prevede un credito di imposta per le aziende energivore e la pesca ne ha tutto il diritto. Questo porterebbe ad uno sgravio del 20 o 30% dei costi già dal primo trimestre 2022. Se ciò si raggiungerà avremo un minimo di margine".

Claudio Desideri