GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Castelferretti come nel 2006. Le strade si trasformano in fiumi. Centro sommerso e sfollati: "Chiedo lo stato di emergenza"

Mezzi anfibi per soccorrere le persone rimaste intrappolate in casa, danni ingenti in tutta la zona. Il sindaco Signorini sul posto: "Confido in una risposta tempestiva da parte delle istituzioni".

Castelferretti come nel 2006. Le strade si trasformano in fiumi. Centro sommerso e sfollati: "Chiedo lo stato di emergenza"

Mezzi anfibi per soccorrere le persone rimaste intrappolate in casa, danni ingenti in tutta la zona. Il sindaco Signorini sul posto: "Confido in una risposta tempestiva da parte delle istituzioni".

"Un evento di portata talmente eccezionale che chiederò che a Falconara venga riconosciuto lo stato di emergenza". È il primo pomeriggio di ieri. La pioggia, copiosa e fitta, non accenna affatto a diminuire la sua intensità. E’ dal cuore di una piazza della Libertà sommersa d’acqua e fango, nella Castelferretti epicentro dell’alluvione, che il sindaco Stefania Signorini annuncia il provvedimento. "Purtroppo sono tanti i danni subiti, compresi quelli dai privati. Confido in una risposta tempestiva e positiva dalle istituzioni". E poi pensa ai suoi cittadini, proseguendo nella ricognizione dei punti di massima criticità: "Ho voluto esprimere la mia vicinanza a loro, sono stata sempre sul campo", prosegue.

Per i castelfrettesi, specie quelli più anziani, un incubo che si ripropone a distanza di 18 anni, senza contare l’evento del 2011: "Per gli allagamenti nel centro delle frazione, la situazione appare come quella vissuta tra 25 e 26 settembre 2006", confessa un nonnino. "Ho appena finito di spalare, speriamo sia sufficiente". Stavolta è il 19 settembre. I luoghi in sofferenza, eccezion fatta per Fiumesino, sono simili. L’abitato di Castelferretti torna sott’acqua. Così la zona industriale, tra le vie del Consorzio e Marconi, e l’esterno dell’aeroporto. Le vie Bruno e XXV Aprile, "due fiumi". Quelle limitrofe, "gli affluenti". Chiuse per ore, come la Statale e un tratto di autostrada. Nei residenti monta la rabbia. Ma anche la consapevolezza che, "se non ci fossero state le casse di espansione, saremmo stati spazzati via". Anche i fossi, osservati speciali per tutta la notte di mercoledì, tengono. Specie il San Sebastiano, minaccioso e all’orlo, e il Liscia. Mentre il Cannettacci registra una rottura arginale "già parzialmente ripristinata", fanno sapere le autorità. Non è quello, però, il problema principale: "Quanto la portata d’acqua incredibile scesa dalle colline di Montedomini e Cassero", chiarisce Signorini. Un flusso incontrollabile. Da aggiungere a campi stracolmi, non in grado di ricevere, e sistemi fognari pieni.

E allora il paese annaspa, dal buio alle prime ore dell’alba. Scantinati, garage, primi piani invasi. Viabilità paralizzata. Quando c’è luce, la fotografia è di gente disperata. Ma che si rimbocca le maniche. È piccola, ma tenace e coesa, la comunità. E supportata da uno schieramento imponente di "angeli del fango": vigili del fuoco – arriveranno anche con il mezzo anfibio –, i volontari di Protezione civile (18) con il coordinatore Mauro Malatesta, maestranze comunali, otto pattuglie di Polizia locale con il comandante Luciano Loccioni, carabinieri, poliziotti. Tutti in campo, già dalla serata. Con il sindaco, la vice Valentina Barchiesi e l’assessore Ilenia Orologio. A coordinarli il Centro operativo comunale, dov’è presente invece l’assessore Elisa Penna.

Le urgenze: il soccorso alle persone. Decine e decine di interventi. La Croce Rossa e gli agenti salvano dieci persone intrappolate nel capannone delle Poste. Altri, invece, vengono portati via dalla piscina e da via dell’Artigianato. Negli occhi l’istantanea di un’anziana, residente sopra al bar Emili, messa in salvo col gommone. Non solo lei, ma almeno quattro. A fine giornata saranno cinque le case attenzionate, per un totale di quattro nuclei familiari. Ci sono quindi gli sfollati. Un evacuato trasferito nel rifugio allestito in via Roma. Altri, invece, trovano soluzione da parenti o seconde abitazioni. Si parla di cinque persone. Pronta ad entrare in funzione anche la struttura d’emergenza alla parrocchia di San Marcellino, se dovesse servire.

Intanto il lavoro è incessante. In primo luogo per la distribuzione dei sacchi di ghiaia, in più di dieci abitazioni e due condomini. Poi per le commissioni, pasti e farmaci, per chi è più avanti con l’età. A mano, quindi con secchi, pale e idro-pompe, si prova a liberare i locali più colpiti. La conta dei danni è approssimativa. Ma saranno ingenti. Anche nelle aziende della zona industriale, che sospendono l’attività: "Siamo in ginocchio", dicono gli imprenditori.

Ingenti i danni anche negli edifici pubblici, come le chiese di Sant’Andrea e Santa Maria della Misericordia, o l’ufficio anagrafe. Il sindaco prolunga, anche per oggi, la chiusura di scuole, parchi, giardini, cimiteri e impianti sportivi (il campo Amadio è divelto, lo stadio Fioretti una pozza). "Un colpo duro, ma non molliamo. Sperando in una notte migliore", auspica una castelfrettese come tanti suoi concittadini dopo una giornata da incubo sotto l’acqua.