Caterpillar Jesi chiusura, un Natale da incubo: "Rischio di perdere anche la casa"

Jesi, mobilitazione per evitare la chiusura annunciata dello stabilimento. La rabbia dei lavoratori in presidio

I lavoratori della Caterpillar

I lavoratori della Caterpillar

Jesi (Ancona), 14 dicembre 2021 - "La Caterpillar ha dichiarato che lo stabilimento chiuderà entro marzo e che si impegnerà a trovare un compratore. Ma la procedura di mobilità scadrà il 24 febbraio. L’unica soluzione è ritirarla subito". Diego Capomagi (Rsu Fiom Cgil) lo ha gridato ieri mattina davanti ai cancelli della Caterpillar, multinazionale americana che ha annunciato la chiusura di uno stabilimento con 260 lavoratori e che ricorre a straordinari e tripli turni. Ieri lo sciopero con produzione bloccata e presidio davanti allo stabilimento di via Roncaglia. Davanti ai cancelli ieri mattina è arrivato l’assessore regionale Stefano Aguzzi per ascoltare i lavoratori. Poi la vertenza Cat è stata al centro di un incontro in Regione tra lavoratori, sindacalisti, il presidente Francesco Acquaroli e lo stesso assessore Aguzzi. "La vicenda – ha rimarcato Acquaroli – è sconcertante e inaccettabile. Ho già pronta una lettera per il presidente del Consiglio e per il ministro dello Sviluppo economico che partirà subito. Quanto accaduto è un grave precedente che rischia di creare un dramma dal punto di vista sociale ed economico. Per questo la vicenda deve essere portata al più presto sui tavoli nazionali del Governo e del Parlamento: occorre arginare un’azione unilaterale fatta da una multinazionale che dopo 94 anni vuole chiudere in due minuti la storia di un territorio, senza alcuna ragione che sia riconducibile alla competitività se non quella dell’ottenere un maggior profitto. Un modo di agire contro la Costituzione".

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"Mia moglie non lavora e se dovessero davvero licenziarmi sarò costretto a tornare a vivere da mia madre. Tra mutuo e finanziamenti ogni mese se ne vanno mille euro che presto non avrò più. Rischio di perdere anche la casa". A parlare è uno dei 260 operai che lavorano alla Caterpillar di Jesi. Si chiama Luca Casali e ha 43 anni, 21 dei quali trascorsi a lavorare nello stabilimento Cat. "Ho una figlia di 13 anni – aggiunge – e l’altra che lavora, dopo questa notizia sarà l’unica a farlo ma posso farmi mantenere da lei?". "Questa è una catastrofe che sta per travolgere non solo 260 famiglie ma anche tutte quelle dell’indotto" spiega Marco Como, da 17 anni al lavoro nello stabilimento jesino. "Alcuni di noi giovedì avevano fatto il turno di notte – racconta Emanuele Belegni, da 23anni qui – e siamo stati svegliati alle 11 da un messaggio che annunciava la chiusura dello stabilimento che andava a gonfie vele".

(foto Ferreri)
(foto Ferreri)
"Eravamo tranquilli e stavamo attendendo i pacchi di Natale e la felpa per i 25 anni di attività" aggiungono Francesco Arcangeli e Raffaele Vitali. Graziano Baioni è dipendente da prima che arrivasse la multinazionale erede della ex Sima. "Sono qui da 27 anni – racconta –, io ne ho oltre 50, ho un mutuo e due figli, uno dei quali ancora va a scuola. Il primo giorno non ho proferito parola. Non so come farò a spiegare alla mia famiglia i tanti no che dovranno esserci. Questo territorio sta continuando a perdere posti di lavoro.". Lo sconforto però si sta trasformando in lotta. "Nei vostri occhi – ha aggiunto emozionato ieri davanti ai cancelli durante lo sciopero Diego Capomagi (Rsu Fiom) – vedo solo sguardi sgomenti e increduli. Trasformiamo questi sentimenti in lotta. Difendiamo 90 anni di storia". Tra i tanti appelli, a spiccare è la lettera aperta della figlia di un operaio, Gaia Baccani che parla del "pugno in pancia ricevuto all’inizio del Natale" e ricorda come l’azienda di babbo Marco sia "inserita nella Fortune 100 e produttrice più grande al mondo di macchinari da costruzione". Gaia, laureatasi da poche settimane fa un paragone con il Monopoly: "È come se tu che stai già vincendo la partita sugli altri, tiri fuori da sotto il tavolo un mucchio di soldi che sembrava che nemmeno possedessi e li usi tutti per costruire da zero un hotel in ogni tuo terreno, per cui gli altri, se ci capitassero, andrebbero subito in bancarotta. Lecita mossa se si pensa solo all’obiettivo della vittoria: vinci tanto e alla grande, ma quanto è davvero necessaria? Quanto onesta? Se facessi così, puoi star sicuro che oltre che l’inimicizia dei tuoi compagni di gioco, ti guadagneresti qualche macumba. Ah, e sicuro non ti chiameranno più a giocare con loro. Si perde davvero così tanto di vista l’umanità – osserva ancora Gaia – quando si pensa solo al denaro? Ecco forse perchè è definito vile. E fortuna che a Natale si è tutti più buoni".