Centinaia al corteo rosa "Sì all’aborto libero e sicuro"

Il movimento "Non Una Di Meno" ha organizzato la manifestazione che ha invaso la città dal porto a piazza Cavour: nel mirino i tanti medici obiettori.

Centinaia al corteo rosa  "Sì all’aborto libero e sicuro"

Centinaia al corteo rosa "Sì all’aborto libero e sicuro"

Un’invasione pacifica ma molto agguerrita. La manifestazione nazionale del movimento femminista e transfemminista "Non Una Di Meno" ieri ha portato in città centinaia di persone, che dalla zona dell’ex fiera della pesca hanno raggiunto piazza Cavour. Un variopinto e rumoroso corteo organizzato per difendere il diritto a un aborto ‘libero, sicuro e garantito’, e dire ‘no’ a tutto quello che lo impedisce: dalla dominante presenza di medici obiettori di coscienza negli ospedali pubblici al ‘boicottaggio’ della pillola abortiva RU486. Più in generale, cartelli, striscioni e slogan parlano di libertà, di autodeterminazione, di lotta al patriarcato e alla cultura conservatrice e cattolica del meloniano ‘dio, patria e famiglia’. In gioco ci sono questioni importanti, come sottolinea Sara del collettivo Sisters on the Block: "Abbiamo organizzato la partecipazione di persone da tutte le Marche, con viaggi in treno. Vogliamo la garanzia di un aborto libero e sicuro, e non accettiamo la narrazione che le Marche sono un laboratorio anti abortista. Non siamo cavie. Se mai siamo un laboratorio di lotta e resistenza femminista. Vogliamo che la pillola abortiva sia in tutti gli ospedali e in tutti i consultori. Non accettiamo che negli ospedali pubblici non si possa abortire per via dell’obiezione di coscienza, che in certi casi raggiunge il cento per cento, come a Jesi e Fermo".

Concorda l’anconetana Milvia Marzioni dell’Ambasciata dei Diritti: "Siamo qui per chiedere il diritto all’aborto, che sembra garantito, ma in realtà non lo è. La situazione è molto critica in tutta Italia". Un’altra ‘militante’ spiega che al Salesi "non c’è più il diritto all’aborto, da quando è stata creata l’Azienda sanitaria unica. L’aborto viene praticato solo in caso di gravi motivi medici o sulle minorenni. Tutte le altre donne sono mandate all’ex Crass, e da qui fuori provincia".

C’è chi sottolinea come la ‘guerra’ fatta alla pillola abortiva fa sì che molte donne alla fine siano costrette a ricorrere all’aborto medico, mentre l’uso della pillola eviterebbe anche il ricovero in ospedale. Microfono in mano, una delle ‘leader’ del corteo sottolinea che "la scelta di abortire è sempre consapevole, e anche quella di diventare madre. E nessuna donna si deve sentire in colpa se decide di abortire". Sui cartelli si leggono frasi come ‘Ma quale Stato, ma quale dio, sul mio corpo decido io’ e ‘Nè preti né obiettori, più diritti e consultori’. Su uno striscione rosa si legge ‘Abortiamo il patriarcato’. Altre frasi, invece, sono tanto divertenti quanto irriferibili.

Bloccata in porto, invece, una contromanifestazione. "Siamo stati costretti ad allontarci sotto scorta della polizia". Lo denunciano in una nota i volontari del Centro di Aiuto alla Vita (Cav) di Loreto: "Avevamo annunciato la nostra presenza alla Questura e agli organizzazione del corteo - si legge -. Volevamo rispondere alle irruzioni moleste che avevamo subito a Macerata il 21 aprile e a Loreto il 22 aprile, con la nostra forma di dialogo rispettoso, non intrufolandosi come per violentare lo spazio di qualcuno ma chiedendo la possibilità di avere uno spazio di testimonianza".

r. m.