"Ci chiudete? Ora pagate"

La rabbia dei gestori dei locali: "Serrata alle 18, ma io apro alle 19"

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di Pierfrancesco Curzi

"D’ora in avanti alle 18 dovremmo chiudere, ma noi di norma apriamo alle 19". Paradossale il post pubblicato da Mauro Franceschini, titolare di uno dei locali più longevi di Ancona, il Paspartù. Il nuovo Dpcm del governo, in vigore da oggi fino al 24 novembre prossimo (salvo proroghe o addirittura ulteriori restringimenti) impone la chiusura di bar e ristoranti alle 6 di sera, rendendo praticamente inutile qualsiasi tentativo di apertura per lo storico locale di via Oberdan. Dopo la chiusura forzata a marzo e la chiusura estiva, come ogni anno, i gestori del Paspartù hanno iniziato ad avvicinarsi alla riapertura autunnale, rallentata dalle notizie di una curva del contagio e dai decreti del governo. La ripresa dell’attività ha continuato a slittare per due settimane, adesso lo stop probabilmente definitivo per il 2020, a meno di un miglioramento della situazione a fine novembre: "Invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia – afferma Franceschini – Giorni e giorni di lavoro per pulire e sanificare il locale con i prodotti acquistati: gel, detergenti, battericidi, sanificanti, lavamani e mascherine. Per non parlare dei frigoriferi pieni in vista dell’imminente apertura". Il commercio, in particolare quello degli esercizi come bar e ristoranti, è uno dei settori più penalizzati dalle regole messe in campo dal governo, al di là dei sussidi promessi per aiutare la categoria. Tra gli esercenti c’è tanta rabbia per quanto sta accadendo. In particolare i locali di piazza del Plebiscito, da mesi al centro dell’attenzione per quanto accaduto a livello di ordine pubblico. Ecco come ha reagito ieri sera il titolare di uno dei locali della piazza più frequentata dalla movida: "Sabato sera, ottimo risultato – si legge nella pagina del King Edward che poi cambia tono – Voi che tifate per il lockdown, con il posto fisso, contenti di stare a casa dove aspettate lo stipendio. Voi che puntate il dito contro le attività e che non sapete con quanti sacrifici si apre un’azienda e quanto è difficile mandarla avanti, potete dormire sonni tranquilli: qui non ci sono assembramenti". Rabbia e confusione: "Ci hanno detto appena due giorni fa che potevamo continuare a stare aperti, uno fa l’ordine di merce perché ci crede e poi il giorno dopo ricambiano le carte in tavola. Così non si può fare, ma avete mai gestito un’attività, chi mi rimborsa adesso?" attacca il titolare del pub Gasoline al Piano. Durante la prima fase della pandemia, tra marzo e aprile, quando la chiusura generale ha messo in ginocchio le attività, Giovanna Burattini, titolare del bar del Pinocchio, ha attivato il gruppo facebook ‘Baristi e ristoratori uniti delle Marche’ che ha riscosso molti apprezzamenti. Adesso la Burattini dice: "Tu ci chiudi, tu ci paghi".