"Ci sono ragazzi che non escono per paura La scuola e i genitori devono fare di più"

Dallo psicologo Suardi alla responsabile dei servizi sociali per i minori fino al capo dei presidi: "Far ritrovare loro un nuovo senso della vita"

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"Esiste una realtà parallela di cui i genitori e le famiglie in genere non sono a conoscenza. Un terzo degli approcci sentimentali e sessuali dei minori avviene in maniera virtuale. Anche per questo servirebbe uno psicologo in ogni scuola". La relazione di Alessandro Suardi dell’Ordine degli Psicologi delle Marche, ha lasciato un alone di grande interesse misto a preoccupazione a tutti i presenti alla seduta del consiglio comunale dedicato alla devianza giovanile. Un allarme sociale generalizzato: "I genitori stanno abdicando al loro ruolo, lo fanno ‘parcheggiando’ i figli davanti ai tablet sin dalla tenera età e poi finisce che i giovani di oggi si aggregano sui social piuttosto che in luoghi fisici _ ha detto Suardi _. Certe dinamiche stanno sfuggendo a molti, la società è attenta alle cose e non più alle relazioni, a una realtà facile che si può comprare".

La parte più interessante e costruttiva della seduta consiliare ‘aperta’ è stata sicuramente quella in cui gli esperti dell’area socio-educativa hanno sbattuto la situazione davanti a tutti: "Ci sono ragazzine e ragazzini che non escono più di casa per la paura, altri che tentano il suicidio _ ha aggiunto Patrizia Giunto del Ministero di Grazia e Giustizia, ufficio servizi sociali per i minorenni _. La pandemia ha peggiorato un quadro difficile in maniera devastante, le fasce giovanili hanno sofferto il dolore, la morte dei familiari, la depressione; molti hanno smarrito il vero senso della vita. Repressione, ben venga, ma non da sola, la giustizia minorile deve essere riparativa e non scacciare nessuno. C’è stata anche un’escalation comunicativa, dai bulli alle gang: abbassiamo tutti i toni. Infine è necessario sviluppare progettualità, nel nostro territorio, oltre allo sport, ci sono pochi gruppi musicali, teatrali, va data importanza all’associazionismo. La musica rap non è solo parolacce, i suoi messaggi vanno decodificati, così come la musica hip hop e la danza urbana". Il ruolo della scuola è centrale nella discussione, da sempre. In assenza della direzione scolastica regionale ci ha pensato il professor Francesco Savore, presidente provinciale dell’associazione dei presidi, a tenere il punto: "La scuola dovrebbe fare di più e occuparsi dei suoi studenti anche fuori dall’aula, sapere cosa accade loro nei pomeriggi, controllare l’attività social. È vero, i docenti andrebbero formati in maniera più adeguata e soprattutto con stipendi più corposi. Intervenire sui rischi della devianza giovanile a 14 anni è troppo tardi, certi argomenti vanno trattati già nella sfera della scuola dell’infanzia". Il professor Andrea Lucantoni, responsabile Coges e docente all’Itis Volterra di Torrette da anni porta avanti un progetto molto interessante: "Far incontrare, a scuola, gli alunni con i loro genitori, farli entrare in contatto e non lasciarli come degli estranei per superare il concetto ‘ci vedono troppo piccoli’ e ‘voi genitori siete troppo vecchi’. Lo porto avanti da 10 anni ed è attivo un gruppo whatsapp con decine di ex studenti". Infine Giacomo Buoncompagni del Forum delle Famiglie: "Le bande odierne sono su base etnica mista, italiani e stranieri di origine molti dei quali nati qui. Per molti di loro la ‘ strada’ è vista come la famiglia alternativa, mentre l’altro rischio sono le cyber gang".

Pierfrancesco Curzi