Ancona, allarme cinghiali in città, ma non si può fare nulla: ecco perché

Il comandante della polizia provinciale: "C’è un protocollo, ma manca una legge per attuarlo. Impossibile sparare in zone urbane"

Alcune delle tante segnalazioni di cinghiali in piena città

Alcune delle tante segnalazioni di cinghiali in piena città

Ancona, 13 dicembre 2022 - Allarme cinghiali in città, per la gestione del fenomeno c’è un protocollo ma manca ancora una legge per attuarlo. "Conosciamo i posti dove questi animali selvatici sono arrivati – spiega Pierfrancesco Gambelli, comandante della polizia provinciale – ma per motivi di sicurezza non possiamo abbatterli perché sono in area urbana, troppo vicini a case e persone. La gestione della loro presenza sul territorio è stata più volte affrontata ed è stato aperto un tavolo di discussione con Regione e Comune. È stato fatto un protocollo tra Anci, sottoscritto proprio dalla presidente che è la sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, Unione delle province, il comando dei carabinieri forestali, le associazioni agricole e quelle venatorie per stabilire delle linee guida e fare ordinanze per interventi di prevenzione e allontanamento dei cinghiali. Da giugno del 2021 si attende ancora la norma specifica che doveva fare la Regione su questo protocollo. In assenza di una legge che ci dice cosa fare e come farlo noi polizia provinciale non possiamo intervenire".

La città di Ancona costituisce un ulteriore problema a sé per la caratteristica del territorio, molto vicino al parco del Conero e perché è una città molto urbanizzata. Organizzare abbattimenti non è possibile perché si sparerebbe troppo a ridosso delle abitazioni. Anche la sola cattura, con trappole posizionate, è rischiosa perché potrebbe coinvolgere un cane o uno stesso cittadino che passeggia al parco. "Non possiamo fare nulla – osserva Gambelli – si creerebbero situazioni di pericolo. La città è troppo limitrofa al parco del Conero, dove i cinghiali escono e poi rientrano, si crea una sorta di corridoio. Non ha campagne dove si concentrano. Sparargli è escluso".

Gli ungulati non sembrano nemmeno spaventati di trovarsi davanti persone, ormai si sono abituati anche alla presenza dell’uomo. Con una normativa regionale vigente invece si potrebbe indirizzare la polizia provinciale, le associazioni e i forestali a stabilire azioni concrete. "Come la bonifica delle aree private – spiega Gambelli – perché spesso la crescita indiscriminata di vegetazione incolta li attira, oppure mettere recinzioni elettrificate che evitino l’accesso in area urbana. Noi facciamo abbattimenti continui dove è possibile e il numero dei cinghiali, rispetto ad altri anni, è anche diminuito. Purtroppo con il lockdown e il coprifuoco che abbiamo avuto per la pandemia i cinghiali hanno colonizzato zone prima non frequentate. Ad avvicinarsi li spinge anche la fame perché con l’inverno ghiande e frutta iniziano a scarseggiare".