Cinghiali nelle Marche, ecco il piano della Regione

Agricoltori divisi: Coldiretti ha molti dubbi sul dato di 8mila capi. Ancora fermi risarcimenti chiesti nel 2014

Un campo distrutto dopo il passaggio di cinghiali

Un campo distrutto dopo il passaggio di cinghiali

Ancona, 23 marzo 2018 - Piano regionale di controllo sui cinghiali, le associazioni degli agricoltori divise di fronte alle proposte della giunta Ceriscioli. Da una parte Coldiretti, per cui la mobilitazione continua, di là le altre sigle, tra cui Cia, Copagri, Confagricultura e Cooperative Fedagri, molto più possibilisti sul raggiungimento di un accordo. La Regione è pronta ad emanare il nuovo piano che punti a ridurre il numero degli esemplari di cinghiali, stimati in oltre 8mila nelle Marche, e, di conseguenza, i problemi per gli agricoltori.

Le prime vittime sono loro, cornuti e mazziati, visto che la maggior parte deve ancora ricevere i risarcimenti danni dal 2014 ad oggi. In attesa di trovare la quadra, tuttavia, qualcosa già si muove e sono misure importanti, a partire dall’autodifesa degli agricoltori stessi dall’attacco degli ungulati: «Nel giro di pochi giorni è pronto ad entrare in vigore un nuovo sistema che consente di snellire le procedure di abbattimento quando l’esemplare entra nel terreno di proprietà del singolo agricoltore - spiega Gianfranco Santi, presidente di Cia Marche che assieme alle altre sigle ha deciso di sospendere la manifestazione di martedì prossimo –. Prima il percorso era lungo e tortuoso dal momento in cui il cinghiale veniva avvistato e poteva durare una giornata intera. Adesso nel giro di un’ora, sussistendo tutte le caratteristiche necessarie, l’animale può essere abbattuto nel giro di un’ora. Su questo esiste già un accordo. Adesso bisogna trovarlo su tutto il resto».

I punti in discussione sul piano sono tanti e oltre all’autodifesa e all’eradicazione riguardano lo spostamento degli stessi e altro. Compreso il discorso delle trappole, da recinti di cattura e chiusini, la turnazione delle squadre di braccata e infine, ma tra i più sentiti, il nodo del risarcimento dei danni. Come accennato in precedenza, non c’è pieno accordo tra associazioni di categoria. Coldiretti resta critica e dopo un incontro ieri ne ha fissato un altro martedì a Palazzo Raffaello: «Restano forti dubbi sulle premesse numeriche che accompagnano il Piano di controllo per il cinghiale 2018-2023 presentato dalla Regione – afferma il presidente regionale Coldiretti, Tommaso Di Sante –. Ci riserviamo di esaminare accuratamente il documento. Il Piano, nello stimare il numero di cinghiali prende in considerazione solo i territori gestiti dagli Atc (gli Ambiti territoriali di caccia, ndr.), ma non le aree protette. Per quanto riguarda i dati, basti pensare che la consistenza di cinghiali stimata su base regionale, chi e sulla base di cosa, per il 2017 è quantificata in 8.200 ungulati con un prelievo pari a 11.019 capi. Servono dati certi».

Nelle Marche le zone messe peggio sotto il profilo della presenza di cinghiali sono le Cesane di Urbino e l’area parco Gola della Rossa. Dove vive e lavora da generazioni Delfino Paciarotti: «Ci vuole eradicazione totale, come avevano fatto i nostri avi al tempo – attacca l’agricoltore –. Non sappiamo più cosa fare, le nostre colture vengono martoriate dagli animali. Stanno qui a 500 metri, tutte le sere escono e banchettano, sulla nostra pelle. L’agricoltura è a terra, i danni non si quantificano più e riguardano tutti i tipi di coltura, dal girasole al mais passando per le viti».