"Città fantasma sotto assedio: è un’apocalisse"

Il nostro cronista è ritornato nel Paese invaso: dopo Kiev ecco il suo racconto da Kharkiv

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Kharkiv, con 2 milioni di abitanti, è la seconda città dell’Ucraina per popolazione, è a maggioranza russofona, dista 35 km dal confine con la Russia e dal 1° marzo scorso è ininterrottamente sotto il suo costante bombardamento. Nei primi tre giorni di marzo l’aviazione di Mosca ha aperto la strada all’aggressione via terra che però è stata fermata, rintuzzata e respinta. Sul terreno sono rimasti centinaia di morti, danni irreversibili al patrimonio edilizio della splendida città e dopo 68 giorni di guerra la tensione è altissima. Gli scontri armati sono alla periferia est e sud della città, violentissimi, e alcuni quartieri sono completamente deserti. La difesa ucraina è riuscita nelle ultime settimane a spingere l’aggressore indietro, riconquistando alcuni villaggi a nord e a est del centro abitato. L’artiglieria russa sia domenica che ieri ha colpito i quartieri di Danilovka e Saltivka, i più colpiti, il bilancio parla di tre morti e 8 feriti tra i civili. Il giorno del 1° maggio le autorità militari hanno evacuato l’Ecopark trasferendo due leoni allo zoo di Odessa. Questa la cronaca delle ultime ore, in generale resta pesante l’assedio.

Alle 20, all’ora del tramonto, Kharkiv si oscura e alle 22 chiunque viene trovato in giro rischia grosso. Con il treno da Kiev arrivato in ritardo di tre ore, alle 23,30 anziché alle 20,30, militari e polizia ci hanno costretto a trascorrere la notte nei sotterranei della stazione di Kharkiv: oltre 70 passeggeri, tra cui anziani e bambini, al freddo fino alle 6 del mattino successivo. Da queste parti la guerra si sente tutti i giorni, a differenza di quanto accade adesso nella capitale (a parte i due missili caduti su un palazzo in centro giovedì scorso) o nelle città dell’Ucraina occidentale. Con l’imbrunire Kharkiv si spegne letteralmente: nessuna luce, nessun rumore che non siano i boati degli scontri a dieci chilometri di distanza. Di giorno le cose vanno meglio, soprattutto in alcune aree periferiche più al sicuro dove ci sono alcuni negozi aperti, pochi, e un po’ di movimento. Il centro storico, patrimonio culturale dell’Ucraina, presenta invece uno scenario in alcuni tratti apocalittico. Le ferite più profonde sono state inferte al palazzo dell’Assemblea Regionale, la sede del governatore e del sindaco della città, la sede della politica. L’edificio di estremo pregio è ridotto a rudere.

Pierfrancesco Curzi