Claudio Pinti: "Non sono untore di Hiv, ho sottovalutato la malattia"

Dagli arresti domiciliari, dopo la condanna a 16 anni, per la prima volta parla l'uomo accusato di aver contagiato le sue ex

Claudio Pinti è accusato di aver contagiato le sue ex

Claudio Pinti è accusato di aver contagiato le sue ex

Ancona, 5 settembre 2021 - Claudio Pinti è stato arrestato il 12 giugno 2018 dalla Squadra Mobile di Ancona diretta da Carlo Pinto. Un mese prima la ex fidanzata Romina Scaloni aveva avviato una denuncia, attraverso l’avvocato Alessandro Scaloni, per essere stata contagiata di Hiv da Pinti, autotrasportatore di Montecarotto oggi 38enne. Stando alle accuse sollevate, Pinti non avrebbe detto alla Scaloni di essere sieropositivo e con lei ha avuto rapporti sessuali non protetti. A Pinti è stato contestato il reato di lesioni personali gravissime.

Nel corso delle indagini il 38enne è stato accusato anche di omicidio volontario nei confronti della ex compagna Giovanna Gorini, morta il 24 giugno del 2017 per una patologia legata al virus dell’Hiv che l’uomo le ha trasmesso. Più di tre anni sono passati per Pinti dall’arresto eseguito dalla polizia, trascorsi per lo più in carcere. Dal 5 maggio scorso l’imputato, condannato in Appello a 16 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario della ex compagna Gorini e lesioni gravissime per Romina, è agli arresti domiciliari nella casa di famiglia a Montecarotto.

Il cambio di misura cautelare era stato accolto dopo la terza richiesta avanzata dalla difesa dell’uomo, l’avvocato Massimo Rao Camemi, per motivi di salute di Pinti. La Procura generale però è ricorsa al Riesame per chiedere la revoca dei domiciliari. Il ricorso era stato accolto ma la difesa di Pinti lo aveva appellato portandolo alla decisione della Corte di Cassazione che si pronuncerà il 9 settembre prossimo. Il giorno successivo invece, sempre la suprema corte, dovrà esprimersi sul terzo grado di giudizio a cui è ricorsa sempre la difesa. Per la prima volta, dagli arresti domiciliari, Pinti parla della sua vicenda giudiziaria  

 

Claudio Pinti come sta vivendo questa vicenda giudiziaria con accuse molto pesanti? "Lei, nel chiedermi come la sto vivendo, l’ha definita ‘vicenda giudiziaria’, ma in realtà avrebbe dovuto definirla ’farsa giudiziaria’ poiché, a mio avviso, questo è stato fino ad ora. Da quando i processi penali si celebrano attraverso le conferenze stampa delle forze dell’ordine, sui talk show televisivi o attraverso le interviste delle parti in causa prima ancora del processo in aula? E’ inevitabile che si crei un pregiudizio nei confronti dell’imputato, come ha anche affermato di recente Giorgio Spangher, prof Emerito di Diritto Processuale Penale all’Università La Sapienza di Roma. Che io sappia, nelle nazioni in cui vige lo stato di diritto, una simile gestione di una vicenda penalmente rilevante è, a dir poco, aberrante. E’ oltremodo evidente che tutti gli attori fin qui intervenuti abbiano notevoli lacune riguardo la nostra meravigliosa Carta Costituzionale e ai quali suggerirei di rileggere l’art.27...".

Ci sono stati degli elementi a suo favore che ritiene siano stati tralasciati nelle indagini? "Le rispondo di sì. Magari lei potrà chiedere al capo della Squadra mobile perché agli atti non siano state inserite tutte le dichiarazioni delle persone ascoltate come ‘informate sui fatti’ ma solo alcune e dove siano finiti I miei diritti come cittadino e come imputato previsti dalla Costituzione Italiana e dalle Norme di Diritto Internazionale, perché vorrei proprio saperlo. Sembrerà strano, ma anche un imputato ha i suoi diritti".

Adesso però è agli arresti domiciliari... "Il beneficio degli arresti domiciliari non è stato un regalo da parte della Corte d’Assise di Appello, penso piuttosto ad una presa di coscienza del fatto che, come dicevo sopra, un imputato, oltretutto con seri problemi di salute, abbia dei diritti costituzionali. Voglio comunque ringraziare il presidente Treré per aver considerato con attenzione il mio stato di salute".

Come ha vissuto il carcere? "La detenzione non è mai semplice per nessuno, men che meno per un incensurato con problemi di salute che non ha idea di cosa significhi essere privati delle libertà personali. Per questo voglio esprimere la mia solidarietà a tutte le persone recluse, e la mia gratitudine a tutti gli agenti della Polizia Penitenziaria che mi hanno avuto in custodia per la loro sensibilità e la competenza nello svolgere un ruolo così delicato".

L’accusano di omicidio volontario nei confronti della sua compagna poi deceduta, Giovanna. Come è stato il vostro rapporto? "Del mio rapporto con Giovanna non ho intenzione di parlare, dal momento che mi è stato insegnato ad onorare chi non è più presente e quindi impossibilitato ad esprimere il proprio pensiero riguardo le mie eventuali dichiarazioni. Inoltre, descrivere un rapporto di otto anni in poche e semplici righe sarebbe riduttivo ed irrispettoso (anche se altri, pur ignorando la verità dei fatti e fornendo dichiarazioni distorte, tentano di fare da oltre tre anni!). Posso dire che era a conoscenza del mio stato di salute fin dal primo giorno che ci siamo frequentati (affermazione che trova conferma in diverse intercettazioni telefoniche di sua madre e non solo!), che ha effettuato le proprie scelte in libertà anche se in disaccordo con me, come sul sottoporsi alle sedute di chemioterapia, e che sarebbe sufficiente leggere con attenzione le perizie agli atti per comprendere cosa l’ha portata alla morte, piuttosto che scrivere e parlare a caso. Ma chiaramente, ‘Per coloro che credono nessuna prova è necessaria, per coloro che non credono nessuna prova è sufficiente’".

Romina ha più volte manifestato pubblicamente un risentimento nei suoi confronti. Vorrebbe dirle qualcosa? Si era detta pronta anche ad incontrarla... "Riguardo alle dichiarazioni su un ipotetico incontro con la signorina Scaloni, rimango perplesso dalla sua assoluta mancanza di coerenza. Dapprima chiede un incontro con il sottoscritto per, e cito, ‘accertarsi che la sua fosse l’ultima voce che avrei potuto sentire’ (e già questa sua affermazione si commenta da sola!), salvo poi dichiarare di aver paura di incontrarmi presso l’Ospedale di Torrette. A proposito del mancato incontro, vorrei fare una precisazione: quando la signorina Scaloni ha presentato istanza per un incontro con il sottoscritto, non sono stato io a rifiutare tale incontro come erroneamente riportato dai quotidiani, bensì la Direzione della Casa Circondariale di Rebibbia ad impedirlo, pertanto le motivazioni di questo diniego andrebbero chieste ad altri. Comprendo il suo risentimento, ma penso anche che chiunque, sapendo esattamente come si sono svolti i fatti (perché non sono andati esattamente così come continua a raccontarli lei), si fermerebbe a riflettere un pochino di più prima di fare esternazioni poco intelligenti. Vorrei solo ricordarle che eravamo in due ed è stata la signorina in questione a pretendere rapporti non protetti, non io. Non ero certo io l’habitué di certe pratiche e le dichiarazioni mancanti agli atti a cui facevo riferimento sopra, potrebbero testimoniare la veridicità di ciò che affermo sul mio conto. Inoltre, diffido la signorina Scaloni a parlare ancora pubblicamente di mia figlia e della mia ex-compagna Giovanna, deceduta, delle quali dovrebbe avere maggior rispetto e delle quali non sa letteralmente nulla".

Dalle indagini emergerebbe un atteggiamento negazionista in lei per l’Aids. È vero che non riconosce questa malattia? "Da diverso tempo sto affrontando le problematiche che mi affliggono, ma un decennio senza alcuna terapia ha lasciato i segni sul mio stato psico-fisico. Aver sottovalutato una patologia gravissima che per oltre dieci anni non ha avuto alcun effetto visibile sul mio stato di salute, e per questo motivo ho inizialmente scelto di non curarmi, non ha significato non riconoscere la malattia, ne tanto meno comportarmi insensatamente nei rapporti sociali come tutti i mass media hanno voluto far credere. Tuttaltro! Sono stato definito ‘untore seriale’ per aver ’a loro dire’ contagiato oltre 200 donne. Eppure due gradi di giudizio hanno ampiamente dimostrato l’infondatezza di tali affermazioni e vorrei capire quali siano i fatti concreti sui quali, questa insinuazione, trovi fondamento. Qualcuno, dopo essersi letteralmente inventato false notizie enfatizzate dai mass media, ha più volte affermato che le telefonate di segnalazione sono state tante. Sarebbe interessante poter verificare l’esistenza e il contenuto di queste telefonate, se davvero esistono. ‘Ciò che l’occhio vede e l’orecchio sente, la mente crede’. Molte volte la verità è un’altra e credo che questa citazione metta in evidenza l’immenso e gravissimo pregiudizio perpetrato nei miei confronti".

A settembre è attesa la Cassazione per un giudizio finale sulla sua vicenda. Cosa auspica? "Sebbene la signorina Scaloni, in un programma televisivo abbia dichiarato la ‘sua certezza riguardo la conferma della sentenza di condanna’ (e mi domando chi o cosa le dia tutte queste certezze!), c’è ancora un grado di giudizio da affrontare presso la Suprema Corte di Cassazione, o un altro presso la Corte di Giustizia Europea, pertanto è chiedere troppo lasciare alla magistratura competente il compito di fare chiarezza sull’intera vicenda? Il mio auspicio è quello di avere, finalmente, un processo equo, degno di un Paese civile, celebrato in un’aula di tribunale da magistratura libera, scevra da qualunque tipo di condizionamento o pregiudizio".

Chi le è stato vicino da quando è stato arrestato e chi lo è ancora oggi? "Nonostante questa campagna di diffamazione mediatica basata sul nulla, messa in opera da tutti, e sottolineo tutti, gli organi d’ informazione e non solo, la mia splendida famiglia, i parenti più stretti, i miei legali tutti, cosi come la mia fidanzata, sono sempre stati al mio fianco, agguerriti e confortanti, consapevoli di chi fosse davvero Claudio e di come si siano svolti i fatti. Mi hanno precluso la possibilità di avere qualunque contatto con la mia meravigliosa bambina da oltre tre anni, ma sono certo che lei più di ogni altro, nonostante ’il condizionamento psicologico’ che so aver subito, sa in cuor suo chi è il ’suo papi’. Il mio futuro sarà accanto a loro, e per loro soltanto".