MARINA VERDENELLI
Cronaca

Colpo di scena in tribunale. Hanno imbrattato mezza città ma i vandali vengono assolti: "Reato non così offensivo"

Furono accusati delle scritte di vernice lasciate dai portici di piazza Cavour ai Rinoceronti di Trubbiani passando per la Corte dei Conti alla biblioteca.

Colpo di scena in tribunale. Hanno imbrattato mezza città ma i vandali vengono assolti: "Reato non così offensivo"
Colpo di scena in tribunale. Hanno imbrattato mezza città ma i vandali vengono assolti: "Reato non così offensivo"

Per due di loro il reato ci sarebbe stato ma non è stato ritenuto così offensivo da meritare una punizione. Per il terzo invece è stato negato proprio il presupposto storico dell’accusa. Finisce con tre assoluzioni il processo a carico di tre giovani anconetani accusati di deturpamento di cose altrui in concorso. Stando alle accuse che li hanno portati in tribunale sarebbero stati autori di scritte, disegni e soprattutto tag, ovvero la firma in codice che li identifica come artisti dei muri. La città è piena di scarabocchi che erano stati attribuiti al terzetto, dopo una indagine della sezione giudiziaria della polizia locale, fatta nel 2019 e diretta all’epoca dal maggiore Marco Caglioti.

Nell’autunno di quell’anno c’erano stati diversi episodi di imbrattamento in tutta la città e gli agenti avevano individuato una dozzina di responsabili. Per tre di loro si era aperto un processo al tribunale dorico: sono un 23enne, un 26enne e un 28enne. Diversi gli immobili che avrebbero imbrattato a colpi di vernice spray e alcuni anche sottoposti a vincoli artistici. Tra quelli che ricadevano nel capo di imputazione c’è l’edificio della Corte dei Conti, l’opera in piazza Pertini, la "Mater Amabilis" di Valeriano Trubbiani (i Rinoceronti), la biblioteca Benincasa su via Matteotti, immobili in via Curtatone, via Magenta, via Beccheria, via Birarelli, i portici di piazza Cavour, largo Donatori di Sangue, il chiosco in piazza Stamira, piazza del Papa, il mercato di piazza d’Armi, via Flavia e persino i locali, in piazza Ugo Bassi, che ospitano il punto di polizia locale (i toroidi). Il giudice Lamberto Giusti ieri li ha assolti tutti e tre. Due per la tenuità dei fatti e il terzo "per non aver commesso il fatto".

I tre accusati erano difesi dagli avvocati Antonella Devoli, Giacomo Girombelli e Filippo Caporalini. Le motivazioni usciranno tra 76 giorni e la sentenza è destinata a fare storia. Nel corso del dibattimento era stato sentito come testimone il maggiore Caglioli, che aveva spiegato come la polizia locale era arrivata al gruppetto. Uno era stato preso in flagranza di reato, con la bomboletta ancora in mano. Il resto era stato ricostruito tramite i post fatti sui social e i tag che lasciavano. Una indagine per lo più informatica.

Gli imputati avrebbero anche pubblicato un video, partecipando ad un festival che si tenne a Falconara, il "Jassart", una sezione autorizzata e dedicata agli artisti, riprendendo i tag che hanno così consentito ai vigili urbani di attribuirgli altri graffiti. Controllando i social network erano emerse le firme degli altri. I graffiti, fatti tra il 2016 e il 2018, sono ancora quasi tutti visibili. I tag incriminati erano "guse", "iguse", "guls", "siter", "site", "beater", "beetch", "suma" e "sume".