Da Marcelli alla Valmusone. Dalla zona industriale di Ancona, Baraccola, Aspio e Osimo Stazione, fino a Falconara e Castelferretti. Un filo rosso, rimasto nel gomitolo per 18 anni, che lega famiglie, imprese e infrastrutture in ginocchio. Giovedì, come nel settembre 2006. Con l’aggiunta delle frazioni: flagellate. Storie di acqua e fango, di comunità e resistenza, di pazienza (esaurita) per i ritardi nelle opere di mitigazione del rischio e di speranza (concreta) per quei progetti portati a terra che, invece, hanno funzionato. Storie di un territorio bello e fragile, nella sua interezza. Che ha ancora negli occhi le tredici vittime del settembre 2022 nelle valli del Misa e del Nevola. Ma che, stavolta ferito più a sud, non si piega dinanzi alla devastazione. "Rivedere quelle immagini mi ha colpito molto – riapre i cassetti della memoria Roberto Oreficini, nel 2006 capo dipartimento della Protezione civile regionale e oggi vicepresidente nazionale della Commissione Grandi rischi –. C’è una tristezza di fondo per persone e aziende, danneggiati ora come allora. Un pensiero a loro".
Nel 2006 in tanti si resero disponibili per aiutare: "Nell’Anconetano, la zona a nord e nell’Osimano misero in piedi il Comitato 16.09 che, oltre a segnalare e denunciare, aveva un ruolo propositivo. Si trovarono risorse per le somme urgenze, ma soprattutto per le attività di ripristino e di mitigazione del rischio. Si lavorò assieme alle amministrazioni per ripartire e quel che accadde fu preso a modello a livello nazionale", prosegue Oreficini. Comitato 16.09 che, peraltro, oggi è stato ricostituito. "Ci sono tante similitudini. Non solo per i luoghi colpiti e i danni, ma anche per i comportamenti positivi che sto vedendo. Penso alle task force per pulire i macchinari delle imprese, grazie a tanti volontari, e aiutarle a rialzarsi, piuttosto che l’imponente dispiegamento in soccorso delle famiglie con case e garage allagati – dice –. Ricordo che nel 2006 la Guardia di Finanza creò postazioni mobili in cui le imprese potevano portare i registri contabili, mentre le compagnie assicurative crearono una specie di sportello unico, sotto l’egida dell’Ania, per le pratiche di ristoro". Rispetto al passato, "sono stati attuati interventi importanti, ma ci vorranno anni per completarli. Inoltre allora il sistema di allertamento era ai primordi, oggi la macchina di prevenzione è in moto. Fondamentali le manutenzioni: debbono essere continue sui corsi d’acqua, specie quelli minori", chiude Oreficini.