
Non rispettava le regole del condominio e si sarebbe spinto anche oltre facendo la mano morta ad una vicina di casa lungo le scale, per toccarle il fondoschiena, mimando gesti sessuali quando lei era sul terrazzo con il figlio, e minacciandola anche di morte brandendo una sbarra di ferro. "Ci metto una bomba qui, vi faccio morire tutti italiani di m....". Questo comportamento ha portato a processo un tunisino di 51 anni con l’accusa di violenza sessuale, molestie e minacce aggravate. Vista la sentenza di ieri però, che per l’accusa più grave, quella della mano morta, ha visto assolvere l’imputato, la violenza sessuale non si sarebbe mai palesata in quella circostanza. Per il collegio penale, presieduto dalla giudice Francesca Grassi, "il fatto non costituisce reato". Le motivazioni, che spiegheranno perché tre giudici non hanno ravvisato in quella circostanza quanto invece sostenuto dalla parte offesa, usciranno tra 90 giorni. Il tunisino è stato condannato a 10 mesi solo per molestie e minacce aggravate. La procura aveva chiesto una condanna a 2 anni e 4 mesi per l’imputato, difeso dall’avvocato Antonella Devoli (in aula c’era il collega Luca Montanari), per tutti e tre i reati. Nel corso del processo era stata ricostruita la vicenda. Lo straniero era stato denunciato due volte da una vicina di casa, 38enne, quando entrambi vivevano nella stessa palazzina, una traversa del lungomare Mameli, a Senigallia.
I fatti che hanno avviato il procedimento risalivano ad aprile e maggio del 2020 per le accuse di molestie e violenza sessuale mentre andava indietro di un ulteriore anno, agosto del 2019, per le minacce. In merito alla mano morta la donna aveva raccontato che quel giorno c’era stato prima un litigio con il vicino di casa e poi, incrociandolo per le scale lui aveva allungato la mano al suo lato b. I motivi delle liti sarebbero state legate al mancato rispetto delle regole condominiali, come mettere la mascherina per le scale, uscire a torso nudo e non bivaccare nelle aree comuni. L’imputato avrebbe più volte stazionato sotto la palazzina con le bottiglie di birra in mano, ubriacandosi anche con degli amici. "Una volta mi sono affacciata dal balcone con mio figlio – aveva testimoniato la vittima in una udienza precedente - e lui ha mimato dei gesti sessuali anche davanti a lui. Poi mi ha minacciata di colpirmi, con una mazza di ferro in mano. Lei avrebbe subito sputi sulla automobile e lancio di oggetti sul balcone di casa. Tutte accuse sempre respinte dall’uomo.
Marina Verdenelli