Consiglio flop, il sindaco medita sul futuro

Solo nove i presenti con Pirani che avrebbe confidato di prendersi 24 ore per decidere se andare avanti. Le surroghe non basterebbero

Consiglio flop, il sindaco medita sul futuro

Il primo cittadino Francesco Pirani

Un film, purtroppo, già visto il 22 agosto. Il Consiglio comunale era stato convocato per ieri pomeriggio ma è durato il tempo dell’appello. L’ombra del commissariamento adesso fa davvero paura. Il sindaco Francesco Pirani, fuori microfono, avrebbe detto che si prenderà 24 ore per decidere se dimettersi, ma ufficialmente post Consiglio, ha comunicato: "L’amministrazione e la maggioranza presente in aula prendono atto della reiterata posizione tenuta dal gruppo delle Liste civiche Su la Testa, unitamente alla minoranza, che non consentono l’avvio dei lavori e la surroga dei consiglieri dimissionari. Viene negato ai consiglieri surroganti il diritto di rappresentanza legittimamente conferito all’atto delle votazioni. Il blocco dei lavori del consiglio comunale non impedisce all’amministrazione, tuttavia, il prosieguo dei lavori della giunta. Intendiamo onorare il mandato ricevuto dai cittadini".

In aula, davanti a lui e al presidente del civico consesso Stefano Simoncini, c’erano solo 9 consiglieri su 25. Ne servivano 13 per raggiungere il numero legale. Assenti di nuovo i 4 consiglieri di maggioranza latiniani delle Liste civiche da sempre, compreso il leader Dino Latini (Emanuele Carpera, Filippo Zagaglia e Marco Monteburini) e i nove consiglieri del centrosinistra. I votanti erano solo 9. Presenti dunque (con sindaco e Simoncini) Lorita Taddei e Samuele Longo (lista Pirani sindaco), Giorgio Magi e Mauro Calcaterra (FdI), e gli "antonelliani" Damiano Pirani, Angela Olsaretti e Stefano Pesaresi. Assenti gli assessori latiniani Monica Bordoni e Matteo Sabbatini e il "piraniano" Graziano Sabbatini.

Il Consiglio è zoppo di tre consiglieri che attendono di essere surrogati: Achille Ginnetti, andato alla Asso (al suo posto Lanfranco Migliozzi), Alberto Maria Alessandrini, presidente di Osimo Servizi, per Fabiola Martini, e Massimo Cingolani che si è dimesso per mancanza di sintonia (entra Francesco Sallustio). Sarebbe al vaglio della maggioranza la decisione di rivolgere un’istanza al difensore civico regionale per sollecitare la nomina di un commissario ad acta che con un decreto disponga le surroghe che sarebbero atto dovuto e impossibili da negare votando contro, a meno di evidenti motivi di incompatibilità e ineleggibilità del subentrante.

Sarebbe comunque poco utile perché i presenti si fermerebbero a 12. Le consigliere capogruppo di minoranza Michela Glorio, Paola Andreoni del Pd e Caterina Donia dei 5 stelle, in una conferenza subito dopo, hanno detto: "Chiediamo le dimissioni del sindaco, pur nutrendo stima nei suoi confronti. La città è ferma. E’ stato un matrimonio forzato per vincere le elezioni ma la maggioranza deve dimostrare di avere i numeri. Tra le delibere da votare c’erano anche la nomina del componente scelto dal consiglio per il cda della Fondazione Bambozzi e le linee programmatiche 2024-2029".