Corinaldo, tragedia in discoteca. "Il peperoncino non c’entra, c'erano altre sostanze"

L’avvocato delle famiglie di alcuni dei giovani feriti annuncia un nuovo esposto: "Ragazzi al limite dell’avvelenamento. E lo staff non è intervenuto subito nella calca"

Corinaldo, la discoteca Lanterna Azzurra, teatro della tragedia dell'8 dicembre

Corinaldo, la discoteca Lanterna Azzurra, teatro della tragedia dell'8 dicembre

Corinaldo (Ancona), 31 dicembre 2018 - Lasciati soli, per 40 minuti, a gestire l’emergenza appena si è creata la calca verso l’uscita di sicurezza dove sono morte sei persone. E’ quanto emerge dalle testimonianze dei feriti della Lanterna Azzurra di Corinaldo e raccolte dal comitato che si è costituito per presentare un esposto collettivo attraverso l’avvocato Corrado Canafoglia. «Ad eccezione di un buttafuori, un giovane di colore – dice il legale – i ragazzi non hanno avuto aiuto e sono rimasti soli a darsi una mano a vicenda, nei primi 40 minuti. Eppure sappiamo che c’erano almeno 30-40 adulti tra staff e organizzatori presenti. Cosa hanno fatto in quel lasso di tempo?». Il quesito è tra quelli che il comitato delle famiglie, per ora composto da 300 persone che hanno deciso di fare una azione legale comune, ha inserito nell’esposto che ad anno nuovo verrà presentato alle due Procure, quella ordinaria e quella dei minori.

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A non convincere i genitori e i ragazzini rimasti feriti e coinvolti in quella terribile notte, tra il 7 e l’8 dicembre, nella discoteca dove era atteso l’arrivo del trapper Sfera Ebbasta, è la sostanza urticante cercata anche dai magistrati. «Non è stato il peperoncino – spiega Canafoglia – è difficile che uno spray dia i sintomi avvertiti dai ragazzi. Alcuni di loro, arrivati in ospedale, sono stati sottoposti a lavande gastriche, come se si trattasse di un avvelenamento. Molti hanno accusato mal di stomaco».

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Il comitato è riuscito, attraverso prove documentali che comprendono biglietti ma anche video, a stabilire che il numero delle persone presenti in discoteca era superiore alla capienza dei 459 posti che la sala al piano terra poteva contenere. «Da quello da noi raccolto – motiva Canafoglia – lì c’erano più di 1.500 persone. Abbiamo anche prove testimoniali. Ora, in questa grande mole di informazioni che arrivano e che sono arrivate, è nostra premura cercare di fare un po’ di ordine e aiutare la Procura con le indagini. Anche per sgomberare il campo da notizie fasulle o distorte». L’esposto che verrà presentato punta a cercare la verità dei fatti accaduti e come e perché sono accaduti. Nella fase successiva le famiglie coinvolte si costituiranno parte civile in caso di processo.

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«La nostra attenzione – continua l’avvocato Canafoglia – è sulla gestione di chi ha organizzato l’evento quella sera, sui piani di evacuazione del locale, e sull’attività fatta nell’immediatezza dei fatti. Quanti addetti hanno gestito la cosa? Chi ha chiamato i soccorsi? I ragazzi ci dicono che nessuno al microfono ha detto cosa stava succedendo e che bisognava evacuare. La luce in discoteca non è stata accesa mentre si è scatenato il panico e le persone iniziavano ad uscire in massa ed è continuata anche la musica mentre fuori le persone già stavano morendo. L’organizzazione di Sfera era al corrente che la discoteca poteva contenere solo 459 persone? Le forze dell’ordine sapevano, anche indirettamente, dell’evento? La rampa dell’uscita di sicurezza chi l’ha vagliata? Asur? Vigili del fuoco? In base a che cosa?».

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