Covid, hanno 60 anni i ricoverati in ospedale "I vaccinati tra i malati sono meno del 30%"

Diciannove gli intubati in regione, mentre in totale i pazienti in area medica sono 50 con età media di appena 57,5 anni. Saltamartini: "La protezione dura 6 mesi, va ripetuta una volta l’anno come quella anti-influenza. Nelle case di riposo scenario allarmante"

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di Chiara

Gabrielli

Sono 21 i vaccinati con seconda dose tra i 69 positivi al Covid ricoverati in ospedale in regione. Cinquanta sono in area medica e, tra questi, i vaccinati sono 17 (il 34%): l’età media è di 57,5 anni. I malati Covid in terapia intensiva sono invece 19, di cui 4 vaccinati (sempre con seconda dose), quindi il 21%, e l’età media è di 63 anni. Sono numeri preoccupanti, non solo per l’età piuttosto bassa dei positivi al Covid che hanno avuto bisogno di ricorrere alle cure ospedaliere (60 anni circa), ma anche per la percentuale, poco meno del 30%, in media, di vaccinati. Se da un lato i numeri dipingono un quadro lampante di come i vaccinati finiti in ospedale siano molti meno di chi non si è protetto dal Covid, dall’altra è chiaro anche che una buona percentuale ha comunque contratto il Covid, pur avendo fatto sia prima che seconda dose di vaccino. Come si può spiegare questo?

"Come tante volte è stato ripetuto dalle autorità scientifiche – spiega l’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini – sottoporsi al vaccino non ci assicura di non contrarre il Covid, ma di scampare a conseguenze peggiori nel caso in cui si prende la malattia. E questo è importantissimo da sapere e da ricordare". Vaccinarsi è fondamentale, e l’unico modo a disposizione al momento per pensare di poter uscire dalla pandemia. "Tra l’altro, tra i pazienti che purtroppo sono intubati – prosegue Saltamartini –, è importante sottolineare che i vaccinati sono quasi tutti con due o tre patologie gravi pregresse, per cui già si partiva da una condizione già fragile di quei pazienti. Il virus, comunque, colpisce indifferentemente, non guarda all’età". Per quanto riguarda le case di riposo e le Rsa, strutture in cui purtroppo il virus è tornato a colpire (si contano già sette decessi a Villa Celeste di Rosora, vicino Jesi), la somministrazione delle terze dosi procede a rilento: su una popolazione di 8.000 anziani ospiti di queste strutture, hanno ricevuto la terza dose del siero solo in 1.877, nemmeno un quarto, quindi. Dove sta l’intoppo? "L’Asur sta accertando che c’è un rallentamento sul fronte delle acquisizioni del consenso informato – osserva Saltamartini –, e ciò dipende sia dagli ospiti stessi sia dai loro familiari. La situazione nelle case di riposo è allarmante, e ci riporta indietro con la mente ai primi mesi della pandemia. Psicologicamente, sembra che sia passata l’idea che vaccinarsi serve a poco, che tanto il vaccino non consente in automatico di scampare alla malattia, e questo perché magari si ammala anche chi ha fatto la seconda dose. è come se si domandassero: ’Perché allora farne anche una terza?’ C’è una sfiducia generalizzata che pervade diversi settori. Bisogna invece mettersi in testa che il vaccino anti Covid ci fa evitare conseguenze peggiori nel caso in cui si prenda il virus, e dobbiamo imparare a considerare questo vaccino come quello influenzale. Da studi recenti, si è visto che la protezione è efficace per sei mesi. Possiamo quindi entrare nell’ottica che, se le cose resteranno così, ci si vaccina una volta all’anno".

Altro problema legato ai contagi Covid, che sono tornati a salire negli ultimi tre giorni, insieme ai ricoveri, tanto da indurre il governatore Francesco Acquaroli a un appello ai cittadini a essere prudenti e a tenere alta l’attenzione, è quello del personale: "Tempo e forze dei sanitari vengono sottratte, per così dire, alla cura di malati con altre patologie gravi, quelli oncologici, ad esempio, e per questo si dovrebbe cercare di intercettare il virus prima. Penso alla cura con gli anticorpi monoclonali quando il paziente è ancora nella fase iniziale e comincia a manifestare i primi sintomi: i risultati sono straordinari, anche se questa terapia è molto costosa".