Anche a un editore, che lavora con chi cerca l’immortalità attraverso la scrittura, capita di morire. E stavolta è capitato a Massimo Canalini, che ci ha lasciati ieri sera, così, senza preavviso. Se è stato un grande editore, però, come lo fu Canalini, continuerà a vivere nelle opere da lui pubblicate. E il nome dell’editore anconetano rimarrà legato per sempre ai romanzi d’esordio di Silvia Ballestra, Enrico Brizzi, Angelo Ferracuti, per citare solo tre dei più riconosciuti scrittori e scrittrici italiane che Canalini ha scoperto, prima insieme a Pier Vittorio Tondelli, con cui creò a fine anni Ottanta il marchio Transeuropa, all’interno della casa editrice anconetana Il lavoro editoriale, poi da solo e in compagnia di altri. Quando anni fa invitai per la prima volta ad Ancona Angelo Guglielmi, che di narrativa se ne intendeva come pochi (avendone scritto dagli anni Cinquanta per le più grandi riviste italiane), dopo la presentazione serale del suo libro e una mangiata da Strabacco, all’una di notte Guglielmi volle andare a vedere la redazione dove lavorava Canalini. Negli anni Novanta quando Einaudi creò la collana Stile libero chiamò l’editore anconetano per dirigerla. Non sono mai riuscito a capire esattamente come andò davvero ma non importa: resta la testimonianza della sua grandezza. Da alcuni anni Massimo si era eclissato ma continuava a lavorare a un film su Tondelli e Lolli. Avevamo un appuntamento con un produttore bolognese per parlarne. Resteranno le sue tracce.
Valerio Cuccaroni