"Cultura, ruolo internazionale per Ancona"

Velia Papa, direttrice di Marche Teatro e delle Muse, svela il percorso che la città ha intrapreso negli ultimi anni

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Un’addetta ai lavori a 360 gradi, capace tanto di gestire virtuosamente un teatro complesso come le Muse di Ancona quanto di portarvi i migliori e più innovativi artisti italiani e stranieri, grazie a una competenza e a una ‘sensibilità culturale’ che hanno pochi eguali.

Velia Papa, per dire, ha regalato al pubblico lo straordinario ‘Bros’ di Romeo Castellucci.

‘Bros’ e il Premio Corelli a Jonas Kauffman confermano il ruolo non solo nazionale che Ancona si sta costruendo?

"Sì, proprio così. E’ sempre stato il mio obiettivo. Permettere ad Ancona, nell’ambito dell’offerta di spettacolo, di dialogare alla pari con i grandi centri culturali europei".

Anche portarvi Inteatro va in questa direzione?

"Certo. Villa Nappi a Polverigi è da tempo una residenza artistica tra le più note a livello internazionale. Un luogo di scoperta e promozione di giovani talenti. E anche il Festival, gestito da Marche Teatro, è parte integrante del progetto di internazionalizzazione culturale del territorio".

Le Muse hanno affrontato meglio di altri la pandemia?

"Non saprei fare una classifica dei teatri più virtuosi. Ma sono certa, nel confronto con i direttori di altri teatri italiani Marche Teatro forse più di altri è riuscito a mantenere attiva la propria missione. Nel momento peggiore abbiamo lavorato a porte chiuse per preparare nuove produzioni, garantendo continuità ai lavoratori. Proprio quel momento terribile ci ha regalato progetti inediti e straordinari come i ‘Consulti poetici’, ‘L’Attore nella casa di cristallo’ di Baliani, progetti in streaming in collaborazione con Bangalore e Seul, la performance interattiva T.M. che ha coinvolto giovani attori marchigiani tuttora impegnati nelle repliche in tutto il mondo, ‘Promenade de santé_Passeggiata di salute’ con Filippo Timi e Lucia Mascino, e la regia di Giuseppe Piccioni, e il relativo docufilm ‘Preghiera della Sera’, invitato alla Biennale Cinema".

Difficile gestire le Muse?

"Siamo appesantiti da troppi adempimenti burocratici. Una maggiore ‘agilità’ farebbe risparmiare danaro e renderebbe più fluida la gestione".

Come spiegherebbe a un ‘profano’ la differenza tra produrre uno spettacolo e limitarsi a ospitarlo?

"Basta fare un paragone: una cosa è scegliere un vitigno, coltivarlo, raccoglierne i frutti, produrre il vino, imbottigliarlo e infine venderlo. Cosa totalmente diversa è acquistare un vino già prodotto e confezionato. La produzione comporta un rischio imprenditoriale importante, ma crea posti di lavoro e promuove il territorio. L’ospitalità, è più semplice, ma non fa crescere professionalità e lavoro".

C’è chi rimpiange i 3 o 4 titoli lirici...

"La questione è annosa e sta tutta in una norma che ha decretato lo status di ‘lirica ordinaria’ alle Muse erogando un contributo modesto. La normativa non permette di modificare quella definizione".

Come è nata la sua passione per il teatro? C’è uno spettacolo che le ha cambiato la vita?

"Sono sempre stata attratta dal teatro fin dall’infanzia. A teatro ho fatto un po’ tutti i mestieri, scoprendo poi che mi piaceva soprattutto stare dietro le quinte. Due spettacoli hanno determinato le mie scelte artistiche: ‘Café Müller’ di Pina Bausch e ‘La classe morta’ di Tadeusz Kantor. Due capolavori assoluti".

La sua più grande soddisfazione professionale?

"La creazione di Marche Teatro".

Lo spettacolo di Baliani è nato da una sua idea. Ci sarà anche una Velia Papa ‘autrice’?

"Non scrivo testi e non calco la scena. Mi considero piuttosto un progettista che crea le condizioni non solo strutturali ma, in alcune situazioni, anche spaziali e narrative perché possano essere generati progetti artistici non convenzionali".

La cultura unisce e la guerra divide. Non è assurdo boicottare gli artisti russi?

"Sì, la cultura permette lo scambio di idee, il confronto, la solidarietà tra i popoli. La guerra divide, isola e genera follie, come quella di demonizzare qualcuno in base alla nazionalità. I grandi artisti russi hanno creato opere universali che sono patrimonio culturale di tutti gli abitanti di questo strapazzato pianeta".

Raimondo Montesi