Cupramontana, bimbo ucciso dal padre. Colletta il ritorno di Hamid in Macedonia

La salma del piccolo tornerà nel Paese di origine della famiglia anche grazie alla generosità del paese. E il sindaco proclama lutto cittadino

Besart Imeri con il figlio Hamid, 5 anni

Besart Imeri con il figlio Hamid, 5 anni

Cupramontana (Ancona), 10 gennaio 2018 - E’ stata liberata la salma del piccolo Hamid, il bimbo di 5 anni di origini macedoni ucciso dal padre per sua stessa ammissione, nel tardo pomeriggio giovedì in auto dove erano saliti "per una passeggiata". Nelle prossime ore l’ultimo saluto al piccolo che, dopo il rito poi lascerà la terra dove è nato per tornare in Macedonia a Gostivar (non lontano dai confini con l’Albania) dove sarà sepolto.

Un ‘viaggio’ difficile da affrontare economicamente per la famiglia Macedone di origini albanesi, dove solo uno dei quattro fratelli lavora. Ecco che allora la comunità cuprense non ha perso tempo: è scattata nele ultime ore una colletta in paese, dove la famiglia risiede da poco più di un anno. Obiettivo: raccogliere, tramite cassettine di offerta nei negozi fondi per il piccolo Hamid, per le sue ultime ore terrene. Il corpicino si trova ancora all’obitorio dell’ospedale di Torrette dove è stato sottoposto all'autopsia che ha accertato la sua morte per soffocamento, ma nelle prossime ore dovrebbe essere trasferito in moschea per il rito musulmano a cui non potrà partecipare il papà, in carcere da venerdì all’alba per omicidio volontario aggravato.

Intanto il sindaco di Cupramontana Luigi Ceroni ha proclamato il lutto cittadino, invitando la comunità ad un minuto di silenzio: "Siamo profondamente colpiti da questa tragedia. Come Amministrazione comunale, invitiamo tutti i cittadini, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni e i titolari di attività private a manifestare il proprio cordoglio, con un momento di raccoglimento, mediante la sospensione, per un minuto, delle attività, dalle 12 di venerdì".

Una tragedia che non ha ancora spiegazione, nonostante le ammissioni, davanti al giudice di Besart di aver ucciso con le proprie mani il figlio "spinto da una forza soprannaturale". Besart, 26 anni, un lavoro come saldatore perso 5 mesi fa, era assillato dalla difficoltà nel mantenere la propria famiglia, ora che il terzogenito stava per nascere.

Sta meglio, nonostante il dolore insopportabile, mamma al settimo mese di gravidanza, dimessa sabato dall’ospedale Carlo Urbani e partirà con figlioletto e i parenti per la Macedonia per dare l'ultimo saluto in patria al bimbo.