Daniele, guerriero dal cuore malato Uno dei primi operati da Marcelletti muore a 51 anni: "Una vita da leone"

Ivaldi aveva un problema cardiaco congenito che lo aveva portato gioco forza a stringere un rapporto costante con il noto cardiochirurgo scomparso. Il primario di chirurgia dell’Inrca: "Si è autogestito tutta la vita".

Daniele, guerriero dal cuore malato  Uno dei primi operati da Marcelletti  muore a 51 anni: "Una vita da leone"

Daniele, guerriero dal cuore malato Uno dei primi operati da Marcelletti muore a 51 anni: "Una vita da leone"

di Pierfrancesco Curzi

"Se n’è andato un guerriero buono". In tanti piangono la morte di Daniele Ivaldi, anconetano di 51 anni, morto l’altro giorno nella sua abitazione delle Grazie. Una vita, la sua, di totale condivisione con un problema cardiaco congenito che lo ha portato a stringere, gioco forza, un rapporto costante con notissimo cardiochirurgo anconetano Carlo Marcelletti. Ieri mattina è stato celebrato il funerale del 51enne (compiuti lo scorso maggio) alla presenza, tra gli altri, dei suoi familiari, dai genitori Mara e Cesare, la sorella Carla, i nipoti Alessandro e Francesco e la compagna Simona. Una storia clinica molto complessa. All’età di cinque anni Ivaldi ha subìto il primo intervento per la stenosi polmonare eseguito da Marcelletti al Lancisi di Ancona. Marcelletti che poi lo ha di nuovo curato in Olanda nel 1982 e successivamente al Bambin Gesù di Roma, sempre sotto il coordinamento di Marcelletti, ha trascorso il percorso di recupero post intervento. Anni dopo, verso la fine del secolo scorso, è stato sottoposto a un delicato intervento a Modena sempre sotto le mani di Marcelletti che ha applicato una protesi per simulare il ventricolo. Nel 2007 di nuovo con Marcelletti a Palermo è stato di nuovo salvato. Ivaldi non è mai stato sottoposto a trapianto di cuore in quanto sconsigliato per la sua situazione clinica. Con una vita ritmata costantemente dalla malattia non è stato facile andare avanti: "Eppure lui ci è riuscito vivendo la sfida contro il nemico, il male appunto, con tenacia, a testa alta, senza mai abbattersi, deprimersi. È stato davvero un esempio per tutti, chiunque altro avrebbe mollato, invece lui è riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissato con la calma, la gentilezza e i modi e con una forza d’animo incredibile". A ricordare Ivaldi è il dottor Gianfranco Boccoli, primario di chirurgia all’Inrca di Ancona, grande amico di lunga data: "Un altro nelle sue condizioni avrebbe urlato al mondo la sua disperazione invece è sempre rimasto positivo senza farsi commiserare. Daniele è stato in grado di autogestirsi da solo lungo tutta la sua vita e la malattia non l’ha mai piegato. In età adolescenziale Ivaldi ha fatto parte di un gruppo scout. Dopo la maggiore età ha lavorato come barista nei ristoranti e successivamente barman nelle discoteche. È stato magazziniere in una azienda metalmeccanica di Osimo, prestato servizio in una azienda di telecomunicazioni. Negli ultimi anni non è più riuscito a lavorare, ma avendo la passione dell’informatica, si dedicava a riparare computer a livello software e creare siti internet. Era un genio autodidatta di tutto ciò che riguardasse informatica ed elettronica, il tutto come autodidatta. Infine la grande passione per i viaggi, fatti fino all’ultimo.