"Date a me la panchina bruciata dai vandali La trasformo in un’opera d’arte simbolica"

Lo scultore Guido Armeni: "Possiamo far diventare qualcosa di brutto, un gesto sconsiderato, in qualcosa di bello, un monito per i giovani"

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di Giacomo Giampieri

L’emblema della produzione di Guido Armeni è sicuramente l’opera ‘Vele’, a Marina Dorica. Quelle vele che sanciscono il suo legame profondo con il mare. Sarebbe riduttivo però, visto il calibro dell’artista, soffermarsi su un solo "gioiello" che adorna Ancona (dove si è consacrato) e Falconara (dove risiede e ha il laboratorio in via Italia). Si citino, quindi, il ‘Monumento a Stamira’ (nell’omonima piazza del capoluogo) e ‘Corelli’ (in onore dello straordinario tenore, al Teatro delle Muse). Opere realizzate per la Dorica e che andrebbero maggiormente vissute dagli anconetani. Ma ce ne sono tante altre e un po’ ovunque. D’altronde le idee son sempre avveniristiche, la mano sempre pronta a dare forma e sostanza ad autentici capolavori. Come il prossimo in arrivo a Falconara, che avrà anche una forte impronta evocativa: "L’arte è più forte di tutto. Anche del vandalismo", sentenzia.

Quindi, Guido Armeni, cosa intende fare?

"Trasformare quel che resta della panchina distrutta dai vandali al parco Kennedy di Falconara in un’opera d’arte. O meglio, lo è già".

Si spieghi...

"Ci sono degli artisti che sono molto attenti alla natura e rimangono folgorati dalla sua bellezza. A me è accaduto questo: la panchina era già una scultura. Quel bruciato mi ha collegato ad altri lavori che ho fatto, a materiali che ho già trattato. Ho realizzato mostre con steli bruciati e sopra installandoci i miei tipici alberi. Così ho avuto l’idea di sconsacrare qualcosa che era già stato fatto dal fuoco, che solo artisticamente è bello, e ho chiesto di potermi appropriare di una parte di arte già definita, seppure fatta con vandalismo. Ma c’è un messaggio di fondo".

Quale?

"La scultura stessa è il messaggio: ci siamo stancati. Questo non è più vandalismo e non è neppure un gioco da ragazzi. In quella circostanza il pericolo era elevato. C’è un albero sopra la panchina, se fosse stato secco sarebbe andato a fuoco tutto il parco Kennedy. Da ragazzi, per carità, ciascuno di noi ne abbiamo fatte tante di goliardie. Ma siamo arrivati ad un punto in cui si rovina il bene comune e non si capisce per quale motivo. È irrazionale ed ingiusto. È un affronto per tutti noi: non è la panchina in sé, ma è mancanza di rispetto per la collettività. Diventerà un simbolo contro il vandalismo. Insomma, possiamo trasformare qualcosa di brutto, un gesto sconsiderato, in qualcosa di bello e che funga da monito per il futuro e per i giovani"

Come intende agire?

"Valuteremo con il Comune se mantenere la panchina in quell’area del parco o metterla altrove. Dovrà essere realizzato un piccolo basamento in cemento e la panchina sarà centrale: rimarranno le parti bruciate. In mezzo vorrei collocarci una stele, bruciata, e sopra apporre il mio albero della vita. Questa sarà l’opera completa, fatta e finita".

E quando potremo ammirarla? "Non prima di settembre, credo".

Perché ha pensato subito di trasformare un gesto inspiegabile in una scultura?

"Perché amo la mia città, come d’altronde amo Ancona. Ho intenzione di donare la scultura al Comune (che dovrebbe farsi carico soltanto della gettata di cemento, ndr)".

E ce ne sono tante di suo opere in giro tra queste città…

"Molte. Penso alla stele in piazza Mazzini in corten e ferro, con una fusione in bronzo. Andrebbe restaurata a dire il vero, ma l’operazione è onerosa. Poi l’Ente falconarese possiede anche dei quadri, nella stanza del sindaco, realizzati negli anni 60 e 70".

Ancona, invece?

"Le Vele a Marina Dorica, ovviamente. Ma questa domanda mi spinge ad una riflessione più ampia".

Dica pure...

"Penso al Monumento a Stamira, l’eroina della città. Dovrebbe essere in tutte le guide turistiche e nei documentari che interessano Ancona. Ma attenzione, non perché sia di Armeni o di altri. Piuttosto perché non esiste soltanto il mare, il Passetto, il porto. Ci sono anche altri luoghi e simboli di cultura che andrebbero valorizzati. Penso a Cucchi e alla sua fontana (dei Due Soli): non l’ho mai vista ripresa con un drone dall’alto, né stampata in un dépliant. Ancona va raccontata in tutto il suo splendore. Invece c’è un’indifferenza di fondo e bisognerebbe cambiare tendenza".

Si sottovaluta l’arte?

"Si sottovaluta la città. Non l’arte".