REDAZIONE ANCONA

De Dominicis, il caso si riapre. Presunti falsi, a giudizio l’ex compagna dell’artista

Udienza a ottobre: Marta Massaioli accusata di associazione a delinquere, ricettazione e truffa. Un centinaio le opere del maestro anconetano nel mirino

Gino De Dominicis, anconetano, uno dei più grandi artisti controversi del dopoguerra italiano

Gino De Dominicis, anconetano, uno dei più grandi artisti controversi del dopoguerra italiano

Ancona, 10 febbraio 2025 – Si riapre il caso dei presunti falsi dell’artista anconetano Gino De Dominicis. Nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Ancona ha ribaltato tutto disponendo il rinvio a giudizio per Marta Massaioli, l’ex assistente e compagna di De Dominicis e ora sessantenne, e di altre persone accogliendo l’appello della Procura contro il provvedimento con cui un gup del tribunale di Pesaro, dove il procedimento era stato girato per competenza territoriale da Roma, lo scorso giugno aveva disposto l’assoluzione per associazione per delinquere e contro il non doversi procedere per prescrizione dei reati di ricettazione e truffa. La prima udienza è fissata per il 9 ottobre 2025.

I giudici di secondo grado hanno sposato la linea del pm ritenendo la sussistenza del reato associativo e accogliendo la proposta di contestare una recidiva di cui risponde la ex compagna dell’artista - un tentato furto di 5 confezioni di crema sottratte nel 2001 nel reparto profumeria di un supermercato - in modo da cancellare la prescrizione di ricettazione e truffa. Quindi hanno disposto il processo nei confronti della donna, tra le persone arrestate nel 2018, e di 10 coimputati.

In aula, in pratica, si dovrà appurare se le opere del maestro scomparso nel 1998 e lasciate all’allora fidanzata e assistente, almeno un centinaio, siano dei falsi. Se così fosse, per altro, si porrebbe un problema non da poco perché, come spiega l’avvocato Matteo Mangia, difensore di Massaioli, "in ballo c’è il destino di De Dominicis, con il valore artistico ed economico dei suoi lavori". Lavori che, qualora siano dichiarati delle copie, saranno distrutti "mandando al macero anche uno dei protagonisti dell’arte contemporanea del secolo scorso".

La vicenda, su cui nel settembre 2023 si è espresso anche il Tribunale di Bolzano assolvendo con la formula "perché il fatto non sussiste, la sessantenne imputata per contraffazione di alcune opere d’arte in una tranche delle indagini", affonda le radici in una sorta di "guerra" legata alla tutela dell’opera e della memoria dell’autore scomparso nel 1998. Guerra cominciata nel 2012, che vede contrapposti da un lato l’Archivio De Dominicis, che fa capo alla cugina ed erede dell’artista Paola De Dominicis e all’avvocato collezionista Italo Tomassoni; dall’altro la Fondazione Archivio Gino De Dominicis, creata da Massaioli e guidata, come vice presidente, da Vittorio Sgarbi, molto amico dell’artista e rimasto anche impigliato nelle maglie della giustizia ma poi prosciolto.