Decine di beffati per le auto di lusso a noleggio

La società fantasma incassava la caparra ma poi le supercar non erano disponibili. Indagini partite da un cliente. In due a processo

di Marina Verdenelli

Prenotavano auto di lusso a noleggio e quando era il momento di andare a ritirarle le supercar non erano disponibili. La caparra data però veniva riscossa e non ridata indietro. Diverse decine sono state le persone beffate e tra loro anche chi lavorava per la società di noleggio come procacciatore di clienti. Proprio dietro la denuncia di un intermediario, che non si era visto addebitare le provvigioni del contratto di noleggio chiuso, i carabinieri hanno avviato una indagine che ha portato a processo il rappresentante legale della società fantasma, un anconetano di 69 anni e uno dei suoi collaboratori, un pesarese di 58 anni, proprio quello che si era rivolto all’Arma per segnalare che qualcosa non andava. Entrambi erano accusati di truffa in concorso.

Ieri il processo è arrivato a sentenza davanti al giudice Lamberto Giusti. Ad essere condannato a sei mesi, con la sospensione della condizionale, è stato solo il 69enne, difeso in aula dall’avvocato Gianluca Gobbi. L’imputato si sarebbe trovato in mezzo solo come prestanome della società di noleggio auto, la "Ars Group Rental Car", con sede al Gross Ancona della Baraccola, una sorta di testa di legno. Il pesarese è stato invece assolto essendo rientrato anche lui come vittima del raggiro.

I fatti sono relativi ad aprile 2017 e sarebbero perdurati fino a giugno dello stesso anno quando poi è stata avviata la denuncia. Il pesarese era stato assunto per la società di noleggio a lungo termine, auto di lusso quali Porsche e Audi, dopo un colloquio di lavoro e ad aprile aveva iniziato a portare clienti che volevano noleggiare le vetture per lo più pubblicizzate su internet e prezzi competitivi. Gli stessi clienti però si lamentavano che dopo aver dato le caparre le auto non erano disponibili. Solo il pesarese aveva fatto 20 contratti e doveva avere provvigioni per 5mila euro mai riscosse perché la società, prima di sparire, gli avrebbe dato solo un acconto di 600 euro.