
L’iniziativa simbolica di Italia Nostra tra Porto Traianeo, Arco di Traiano e portelle "Siti archeologici sepolti dalle erbacce, incuria, mancanza di segnaletica".
Il porto traianeo seppellito dalle erbacce, resti archeologici senza segnaletica, l’Arco di Traiano circondato dai tir: sono alcuni dei segnali di incuria, nella conservazione dei beni archeologici e storici di Ancona, notati da Italia Nostra che giovedì ha organizzato una visita del Porto antico aperta al pubblico. In occasione della quinta settimana dei Beni Culturali, organizzata dall’associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico nazionale, e a settant’anni dalla propria fondazione, Italia Nostra ha invitato a una passeggiata culturale nella zona di fondazione della città, alla riscoperta dei monumenti più antichi. A guidare l’escursione urbana è stato il vicepresidente nazionale di Italia Nostra, Maurizio Sebastiani, da decenni in prima linea per la salvaguardia dell’ambiente e dei monumenti dorici, in particolare quelli dell’area portuale, "in grave pericolo", secondo l’associazione, "per il progetto di realizzazione di un molo crocieristico sul Molo Clementino".
L’appuntamento era alle ore 17 di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Piazza, dove soci e simpatizzanti di Italia Nostra, accorsi per l’occasione, hanno intercettato una coppia di turisti belgi che si è unita alla spedizione. Volendo controllare di persona il livello di tutela di aree storiche del porto, il gruppo si è diretto in via Sottomare, poi sul lungomare Vanvitelli, fino al Porto Traianeo. Prima di arrivare di fronte ai resti dei magazzini usati dagli antichi romani per stoccare le merci in transito per il porto dorico, il gruppo ha attraversato uno spiazzo di erba incolta per giungere di fronte a una copertura in mattoni, eretta per proteggere alcuni resti del porto antico. Soltanto grazie alle torce degli smartphone si è riusciti a percepire qualcosa nell’antro oscuro, posto sotto la tettoia, senza peraltro che si potesse sapere esattamente di quali resti si trattasse, non essendoci cartelli esplicativi. Giunti di fronte ai resti dei magazzini, Sebastiani ha dichiarato che lo stato di tutela appare "a quota zero", constatando il grave abbandono dell’area, che è tanto rilevante dal punto di vista storico e archeologico quanto seppellita dalle erbacce, cresciute fino a diventare alberi di ailanto. Ne è scaturito un generale moto di indignazione. Come si dovrebbe conservare un sito monumentale è ormai ben visibile, peraltro, nello stesso punto: basta voltarsi e di fronte al Porto Traianeo si vede lo spazio adiacente alla Casa del Capitano, che è stato recuperato in modo accurato ed è, al momento, ben tenuto. La terza tappa dell’escursione ha condotto il gruppo alla Porta Capoleoni, che soffre di passate scelte infauste, inglobata com’è in un edificio moderno di dubbio gusto.
Quarta tappa, l’Arco di Traiano: maestoso, certo, ma così, "in mezzo ai tir, non può funzionare", sbotta Sebastiani, "noi chiediamo di restituirlo alla cittadinanza." Salita la scalinata, dopo le foto di rito, che anche i turisti belgi hanno scattato alla cattedrale di San Ciriaco incorniciata dall’arco trionfale, la visita è proseguita all’Arco Clementino e alla Fontana di Enzo Cucchi, dove la scritta "se ci fosse" sotto l’iscrizione "Acqua potabile" denuncia una vistosa mancanza. L’escursione si è conclusa, infine, alla Portella di Santa Maria, con la bellezza del capoluogo marchigiano ancora negli occhi indignati.