REDAZIONE ANCONA

"Dominati dall’indifferenza che è solitudine"

L’attore e regista Marco D’Amore oggi sarà ad Ancona e Jesi, nelle multisale Giometti, per presentare la sua ultima fatica: "Caracas"

"Dominati dall’indifferenza che è solitudine"

Un incontro con Marco D’Amore, regista e attore della serie ‘Gomorra’. E’ l’occasione offerta oggi al Multiplex Giometti di Ancona (ore 16.30) e a quello di Jesi (ore 17.30), dove sarà proiettato il suo nuovo film ‘Caracas’. D’Amore saluterà il pubblico alla fine delle proiezioni. Il lungometraggio racconta l’amicizia tra ‘Caracas’, il personaggio da lui interpretato, e uno scrittore napoletano, Giordano Fonte, che ha il volto di Toni Servillo, sullo sfondo di una Napoli ‘vera’, che rifugge da qualsiasi stereotipo. ‘Caracas’ milita nell’estrema destra, e sta per convertirsi all’Islam, alla ricerca di un senso della vita che gli sfugge. L’amicizia (con lo scrittore) e l’amore per una ragazza (Yasmina) riusciranno a salvarlo?

D’Amore, chi è questo uomo ‘complicato’ che dà il titolo al suo film?

"Il personaggio è il frutto di un’esperienza di Ermanno Rea, autore del romanzo ‘Napoli Ferrovia’. E’ un uomo che in gioventù è stato vicino all’estrema destra, e che a un certo punto decide di convertirsi all’Islam. Una vicenda umana che in realtà vuole rappresentare una metafora più alta, quella di una persona che la disperazione spinge a trovare il proprio posto nel mondo".

Cosa non facile in questo periodo, anche per chi non vive in contesti ‘difficili’.

"Viviamo in un momento storico in cui ci sono più ‘vuoti’ che ‘pieni’. Tempi in cui ognuno ha bisogno di una grande compassione, di un braccio teso. Invece sembra che a dominare sia l’indifferenza, che per me è sinonimo di solitudine. Così c’è chi fa una scelta estrema, come Caracas".

Amicizia e amore di solito non sono un’ancora di salvezza per chi si trova in situazioni simili?

"Sì, ma Caracas è estremo anche nell’amore e nell’amicizia. In lui c’è un eccesso di passione che fa ‘esplodere’ tutto. Lui e Giordano Fonte, lo scrittore interpretato da Toni Servillo, sono agli antipodi. Ma sono anche due persone che cercano un punto di contatto. L’uno influenza l’altro. Lo scrittore, un personaggio meraviglioso, subisce un cambiamento emotivo: si trasforma in una ‘macchina creatrice di sogni’. Lui, che è il più anziano, ha ancora dei valori".

E la nostra epoca viene descritta come quella senza valori, soprattutto per quel che riguarda i giovani.

"I nostri tempi hanno assistito alla caduta di qualsiasi ideale, alla messa in discussione di tutto".

E la Napoli che fa da sfondo al film che città è? Conoscendola si può prevedere che non abbia nulla di oleografico o ‘retorico’?

"Nessuna retorica. E’ una Napoli originale. Negli ultimi anni la città è stata amabilmente abusata. Io la faccio vedere da un punto di vista diverso, ma in realtà Napoli è il mondo. Potrebbe essere anche una banlieue di Parigi. E’ un luogo del sentimento. Il racconto della vicenda è molto variegato. Quanto all’oleografia, lo skyline di Napoli si vede per due secondi".

Dopo la serie ‘Gomorra’ il suo primo film ‘L’immortale ha vinto il Nastro d’argento, per il miglior regista esordiente, e il Ciak d’oro per la migliore opera prima. Si sentiva un predestinato in qualche modo?

"No, io mi sento un outsider. Non ho genitori famosi, non ho avuto mai un appoggio, nessuna amicizia con i produttori. Per avere ciò che ho raccolto ho dovuto faticare. ‘Gomorra’, poi, si è presa una parte della mia vita".

Raimondo Montesi