Dosi spruzzate nel cestino e Green pass facili Settanta indagati, spunta un altro intermediario

Si allarga l’inchiesta che ha portato in carcere l’infermiere e agli arresti altre 4 persone. La "cassetta dell’amore" per mettere i quattrini

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di Marina Verdenelli

Sale a settanta il numero degli indagati nella maxi inchiesta dei vaccini spruzzati nel cesto dell’immondizia dall’infermiere Emanuele Luchetti che operava all’hub Paolinelli. Agli intermediari, i quattro agli arresti domiciliari che avrebbero spedito amici e conoscenti al centro vaccinale della Baraccola per la finta somministrazione, se ne aggiunge un altro. E’ un operaio dell’entroterra, conoscente di Luchetti, che deve "sistemarne altri due, quelli che devono fare la seconda dose" intercetta la squadra mobile in una conversazione telefonica del 13 dicembre scorso.

E’ indagato a piede a libero e anche lui avrebbe garantito all’infermiere delle entrate sicure per i finti vaccini. Nella telefonata Luchetti rimanda perché potrebbero esserci problemi e l’intermediario gli fa presente che ha anche altre persone per la prima dose. L’infermiere a quel punto parla di "costi aumentati a dismisura" ma che per i destinatari non costituirebbe un problema. Poi fissano un appuntamento per il 18 dicembre, per un ingegnere e altre quattro persone. A piede libero è indagata anche una dirigente regionale, Liana Spazzafumo, 60 anni, di San Benedetto del Tronto, a capo del servizio dell’Agenzia Regionale Sanitaria (Ars). Un ufficio il suo che si occupa di flussi informativi sanitari e monitoraggio con mansioni anche nell’osservatorio epidemiologico e registri di patologie. Le ipotesi di reato a suo carico sono le stesse per l’infermiere e gli altri 49 indagati destinatari delle prime misure cautelari firmate dal gip Carlo Masini: corruzione, falso ideologico e peculato. Perquisita casa e ufficio in Regione con il sequestro di cellulare e supporti informatici.

E’ finita in diverse intercettazioni telefoniche, una in particolare (il 7 dicembre scorso) dove fa riferimento a 10mila euro messi "nella cassetta amore" di Luchetti. "Sei arrivato a 10mila e oggi è il 7 dicembre io te lo avevo detto , lo fai prima, lo fai prima". L’infermiere le dà ragione e le dice "allora c’ho un altro obbiettivo, metterli nel conto corrente e arrivà a 10mila anche lì". Poi parlano di soldi, a Luchetti ne devono arrivare altri "un altro migliaio de euro, i soldi dei tamponi e dei vaccini". I due parlano anche di conoscenti che si sono ammalati di Covid e la Spazzafumo, intercettata l’11 dicembre scorso, dice "tutte ste famiglie che hanno fatto il vaccino da te, il rischio ce l’hanno molto alto, eh c. loro, c. loro, perché poi il rischio c’è, adesso gira un bel po’". Luchetti viene chiamato da conoscenti per il vaccino anche quando sta al camper vaccinale di Osimo ma qui l’indagine deve ancora accertare se ha fatto finte inoculazioni. Sempre al telefono con la Spazzafumo l’infermiere è contento e nell’intercettazione del 17 dicembre scorso dice "tutto si pensava tranne che in un anno compravo casa". Le vaccinazioni finte corrono velocemente e il 17 dicembre il gip emette un decreto di sequestro di documenti informatici e certificazioni verdi Covid-19, in tutto 22 green pass già emessi, per le vaccinazioni simulate il 1, 2, 6 e 8 dicembre per renderli inutilizzabili. Un provvedimento notificato alla direttrice generale dell’Asur Marche Nadia Storti.