"E’ brava, ma non si applica Preoccupano i dati economici"

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I recenti dati pubblicati da "Il Sole 24 Ore" relativi all’indagine compiuta sulle 107 provincie italiane e la loro qualità della vita definiscono un quadro per la provincia di Ancona generalmente positivo ma con segnali di grave allarme da cogliere immediatamente. L’ottimo risultato che il territorio registra sul fronte dell’istruzione certificano, una volta di più, la vocazione qualitativa delle comunità che compongono la “marca” anconetana. 5° in Italia per laureati, 7° per persone con almeno un diploma. A questo incoraggiante dato però fanno da controcanto due dati allarmanti: l’imprenditoria giovanile (95° posizione su 107 totali) e le cessazioni di impresa (quart’ultima provincia in Italia). "Di fronte a questo scenario – afferma il direttore Cn Massimiliano Santini – c’è poco da stare sereni, seppur vero che la rinnovata sensibilità su temi ambientali (come la mobilità dolce e la qualità dell’aria) spingono Ancona nella parte alta della classifica, preoccupano profondamente i dati che emergono sul fronte economico.

Nella provincia di Ancona si vive bene (14° per i parametri demografici e sociali), si studia e si innova (23° in Italia per startup innovativa) ma poi tutto questo non si traduce in nuove imprese e in nuova economia sul territorio. Questo è il punto cruciale".

A poche settimane dalla chiusura della prima fase del bando Creazione di Impresa della Regione Marche, gli uffici di CNA sul territorio hanno registrato centinaia di persone interessate ad avviare un’attività nell’arco del 2023 e questo è un segnale di speranza. Si tratta soprattutto di attività tradizionali, nell’horeca e nei servizi. Un dato che certifica come il mercato delle nuove imprese nelle Marche abbia necessità di stimoli concreti come i 20.000 a fondo perduto garantiti dal bando.

Ma a questo aspetto è fondamentale legare una progressiva crescita qualitativa delle imprese e della cultura di impresa. "Crescenti chiusure e allarmanti cessioni di imprese a realtà più strutturate sono dati che preoccupano, ancor più se si guardano dalla prospettiva “accademica” dove Ancona è in grado di primeggiare in Italia per diplomati e laureati. C’è quindi un cortocircuito fra scuola e impresa, fra l’alta qualità dei nostri ragazzi diplomati e laureati e le possibilità di fare impresa, secondo la vocazione marchigiana all’autoimprenditorialità. Colmare questo divario attraverso politiche nuove di congiunzione scuola – lavoro e università - impresa deve essere una priorità per le Marche e per Ancona, a salvaguardia del nostro futuro e della nostra identità territoriale".