"E’ un po’ come con gli occhiali da sole quando c’è troppa luce: mi proteggerei a prescindere"

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Il professor Massimo Clementi, jesino, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, esorta le persone a considerare le mascherine come "amiche", non "nemiche" da eliminare. L’ha detto durante la presentazione del suo libro "Virosfera" a palazzo Campana di Osimo. "Il Covid 19 continua ancora ad evolversi in diverse varianti, perché questo è proprio il comportamento tipico dei virus – ha detto Clementi –. Oggi abbiamo i mezzi per combatterlo, tra questi anche i comportamenti virtuosi che abbiamo tenuto in questi anni come una particolare attenzione all’igiene delle mani e l’utilizzo della mascherina. A tal proposito, di fronte alla caduta del divieto di indossarla al chiuso, nei posti più affollati andrebbe indossata comunque, un po’ come si fa con gli occhiali da sole quando c’è troppa luce. La mascherina serve, va usata, ma in modo ragionevole".

Anche in ufficio, dice il professore: "In ufficio, dove da maggio sarà solo raccomandata, la mascherina la continuerei ad usare comunque, negli open space o in presenza di altre persone, come forma di rispetto. Non dico di indossarla quando si è soli nella propria stanza davanti al pc ma farlo in presenza d’altri, soprattutto adesso che abbiamo anche un orizzonte temporale. Si tratta di un piccolo sacrificio. La vaccinazione ha aiutato a contenere il virus specie nei Paesi dove si è spinto di più come l’Italia. In Cina dove è stato utilizzato il vaccino Sinovac, che ha minore efficacia rispetto a Pfizer e Moderna, i risultati sono sotto gli occhi di tutti con il lockdown di Shangai e lo screening avviato a Pechino. Pur essendo stato il primo Paese colpito, la Cina non ha vaccinato come avrebbe dovuto, in particolare le fasce di popolazione più debole come quelle fragili e gli anziani. Anche queste chiusure non porteranno a grandi risultati".