"Ecco i miei 50 anni con la Poliarte Cambiano proprietà e strategie"

Intervista al direttore Giordano Pierlorenzi alla vigilia di una storica svolta dell’accademia dorica del design

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di Raimondo Montesi

Professor Pierlorenzi, lei è da sempre direttore della Poliarte, siamo davvero a un punto di svolta per questa storica realtà anconetana?

"L’Accademia si trova in un momento di evoluzione dal punto di vista organizzativo e da quello delle relazioni nazionali e internazionali, e va verso un partenariato sempre più attento e diffuso".

Qualcosa di voluto o ‘imposto’ dai tempi?

"No, questa evoluzione l’ho ricercata e incoraggiata, con l’obiettivo di rendere Poliarte più competitiva, sempre a livello nazionale e internazionale. Soprattutto nei confronti delle altre accademie e università del design italiane, per lo più in mano straniera. Invece questa evoluzione rafforzerà l’italianità e la marchigianità della Poliarte".

Intanto Poliarte è cresciuta nel numero dei corsi.

"Sì, ora abbiamo anche i corsi di Cinema & new media e Set & location design. Rappresenta un bel riconoscimento da parte del ministero dell’Università e ricerca. Il location designer potremmo definirlo ‘lo scenografo evoluto’. Non è più solo l’artista che crea una scenografia, ma una figura più completa, che garantisce anche la sicurezza e il benessere in un ambiente, ispirandosi all’ergonomia".

Ergonomia: un altro punto di forza della Poliarte, vero?

"E’ da sempre la nostra cifra distintiva. Il design ergonomico interessa tutti i nostri corsi. Compresa la moda. Si pensi che nell’Ottocento accadevano molti incidenti perché gli strascichi dei vestiti femminili finivano sotto le ruote delle carrozze... Ma la moderna ergonomia nasce in ambito militare, e riguardava aerei e navi. Purtroppo in Italia la materia viene trattata nelle università, ma solo a livello scientifico. Noi siamo gli unici invece anche dal punto di vista applicativo e interdisciplinare. Il professor Francesco Trapasso dell’Università Santa Marcellina di San Paolo del Brasile, nostro recente ospite, ha promosso insieme con la collega Lucila Impiglia un corso in Dad realizzato dai nostri docenti a studenti brasiliani".

A proposito di Brasile, quanto conta l’internazionalizzazione?

"È fondamentale. Noi abbiamo convenzioni con atenei e accademie di Paesi come Brasile, India, Russia e Ucraina, e sono previste collaborazioni con Rhuanda, Seychelles e Sudan".

È vero che potreste accogliere studenti ucraini in fuga dal loro Paese?

"Subito dopo lo scoppio della guerra molte scuole di design hanno dato la loro disponibilità. Noi stiamo programmando per settembre o ottobre dei seminari in Dad con il Politecnico di Leopoli".

Lei sembra molto propenso a ‘fare rete’, come si suol dire.

"Sì. Un’altra conferma della crescita di Poliarte è l’ingresso in Uniadrion, l’associazione che unisce 51 università della Macroregione adriatico-ionica. Noi siamo il 52esimo membro, l’unica accademia. Ma è significativo anche l’esempio del MuDeMa, il Museo del Design delle Marche, ideato, progettato da noi e cofinanziato dalla Regione, e che ha sede proprio nella Poliarte. La sua commissione di valutazione comprende le quattro università marchigiane, le tre accademie e l’Isia di Urbino. C’è tutto il sistema accademico regionale. E’ un fatto unico. E io voglio farvi entrare anche i due conservatori di Pesaro e Fermo. Siamo anche tra i fondatori del Cians, il Coordinamento delle Istituzioni Afam non statali, che raccoglie grandi istituzioni italiane". Cos’è l’Italian Design Week sembra più facile da spiegare...

"E’ il network di città che promuovono la settimana del design. Con Ancona ci sono Firenze, Venezia, Palermo, Udine, Matera e Varese, ma si aggiungeranno Torino, Bologna e Genova. Ancona e le Marche sono rappresentate da noi. Si tratta di un network che dialoga direttamente con il Ministero".

E la nostra città, così come la regione, in che modo ha reagito in questi anni all’iniziativa?

"Basti citare l’ultima edizione, chiamata ‘Ancona - Marche Design Week 2022’. Ci sono stati 31 eventi, 45 aziende partecipanti, 15 Comuni e 20 scuole superiori. Un successo inaspettato".