Ecco il Carlino d’Oro a Neri Marcorè "Sempre testimonial delle mie Marche"

A poche ore dal debutto nazionale del suo nuovo spettacolo, l’attore marchigiano nella nostra redazione

Ecco il Carlino d’Oro a Neri Marcorè  "Sempre testimonial delle mie Marche"

Ecco il Carlino d’Oro a Neri Marcorè "Sempre testimonial delle mie Marche"

di Raimondo Montesi

Un ospite d’eccezione ieri nella redazione del Resto del Carlino. E’ Neri Marcorè, che a poche ore dal debutto del suo nuovo spettacolo alle Muse non ha voluto mancare alla consegna del Carlino d’Oro, simbolo del nostro giornale, riconoscimento ricevuto dalle mani del caporedattore Andrea Brusa per meriti artistici e ‘umani’. Ad attenderlo c’è "La Buona Novella" di De André (coprodotto da Marche Teatro), in scena fino a domenica, e soprattutto un pubblico che praticamente ha fatto ‘sparire’ quasi tutti i biglietti. A vederlo, il poliedrico attore marchigiano, non sembra uno che sta per affrontare una prima nazionale. "La prova generale, fatta con un po’ di gente in platea – dice – è andata bene. Abbiamo corretto qualche errore, che è giusto ci sia. Anzi, meglio così di una prova perfetta. Però c’è sempre il pensiero: ma chi me l’ha fatto fare? Di De André comunque ho interpretato spesso le canzoni, sempre con rispetto e garbo. Nessuna ansia da prestazione". Marcorè ormai da anni è ‘il marchigiano’ per eccellenza (l’unico a contendergli il ruolo è Roberto Mancini), cosa che gli riesce del tutto naturale: "Sono nato e cresciuto qui. Sono legatissimo alla mia terra, anche se dal ‘90 vivo a Roma. Che sia o no il testimonial ufficiale della regione, non cambia nulla. Un evento come Risorgimarche l’ho pensato come atto d’amore per la mia terra. Lo stesso vale per il concerto di Senigallia a favore degli alluvionati".

"Finalmente un testimonial marchigiano per le Marche", osserva Andrea Brusa. Verrebbe da pensare al Dustin Hoffman di qualche anno anno fa, che recitava Leopardi per pubblicizzare la regione a livello internazionale. Iniziativa criticata da alcuni, ma per Marcoré "anche quell’operazione non era sbagliata. Hoffman è un attore conosciuto in tutto il mondo". Di certo, prosegue, "non ci si può fingere marchigiani. Io ho molti luoghi del cuore, dalla mia Sant’Elpidio a mare ad Ancona, dove per cinque anni ho fatto il liceo linguistico in via Giordano Bruno. Amo l’entroterra, i borghi storici. Dicono che la regione non si è sviluppata come altre. Per me è una virtù. Altri territori sono stati massacrati dalla cementificazione. Le Marche sono tranquille, hanno un passo lento ma inesorabile. Chi le visita per la prima volta, in ogni caso, ne viene conquistato".

Di sicuro Marcorè ha conquistato i suoi corregionali. Merito di un multiforme talento, ma anche di iniziative come la citata ‘Risorgimarche’. "C’era da fare qualcosa di tangibile per le comunità colpite dal terremoto, che dicevano: non dimenticatevi di noi. Delle Marche si parlava poco, nonostante i due terzi dei danni li abbiamo avuti noi". E poi c’è la Lega del Filo d’Oro di Osimo, di cui l’artista è testimonial da dieci anni, a fianco di Renzo Arbore. "E’ una realtà valente, importante". Per capire l’uomo Marcoré c’è anche il ‘non rito’ che lo accompagna ogni volta che il sipario sta per alzarsi: "Penso sempre a mio padre. E’ un modo per tenerlo vicino a me nel pensiero. Ma non sono scaramantico. E’ qualcosa che affiora da sé".