"Ecco il mio show per il Mondiale del Qatar"

L’anconetana Anghela Alò ha firmato la direzione artistica della cerimonia d’apertura: "E’ durata 30 minuti, la più lunga di sempre"

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di Nicolò Moricci

È anconetana l’artistic director che ha curato la cerimonia di apertura dei mondiali di calcio del Qatar. Anghela Alò è stata capace di realizzare una cerimonia meravigliosa e umana per salutare l’inizio del mondiale 2022, uno dei più politicamente discussi e il primo a svolgersi in autunno. Raggiungiamo l’artistic director al telefono.

Dottoressa Alò, la disturbo? "No, sono in partenza per Ancona".

La sua città…

"Sì, sono nata qui da genitori pugliesi".

Un nome importante, il suo: Anghela, come l’ex cancelliera tedesca Merkel…

"(ride) La Merkel non ha l’acca. Quando chiesi a papà il perché del mio nome, lui rispose che mi sarei dovuta chiamare Angela. Ma i miei genitori volevano qualcosa di diverso e allora papà pensò di mettere l’h, così da farlo suonare come la pronuncia greca. Poi, si è inventato tutta una storia sul fatto che Anghela Alò significasse ‘colei che annuncia il mare’. Ecco perché non posso starne lontana".

Da cosa?

"Dal mare. Trascorro tutte le estati a Portonovo. Viaggio molto, ma amo le Marche, mi ricaricano e ho tutto, dagli affetti al cibo".

Piatto preferito?

"I moscioli".

Veniamo al suo lavoro…

"Una casualità, volevo fare l’attrice e iniziai con la ‘Compagnia dei giovani talenti del Teatro Stabile delle Marche’. Erano anni bellissimi in cui io, Lucia Mascino, Beatrice Schiros, Pietro Micci, Bartola, Caimmi (e tanti altri) giravamo i teatri della regione. Ci selezionarono Giampiero Solari e Tommaso Paolucci".

E poi?

"Poi, vedo le Olimpiadi greche, seguite da quelle inverali torinesi realizzate da Marco Balich, e capisco di voler fare quel mestiere lì".

Cioè?

"Non volevo più vedere le cose dal palco: volevo essere ancora un’interprete ma da un diverso punto di vista. Non di un ruolo, ma di svariate culture".

Quando l’hanno contattata per il Qatar?

"Circa un anno prima. Abbiamo lavorato sia all’apertura sia all’evento Welcome to Qatar, uno show multimediale tridimensionale in acqua, fatto nella cornice marina dello specchio di Doha, con schermi ad acqua e una rappresentazione del ciclo della vita. La cerimonia di apertura era diversa dagli altri anni: non è usuale che un mondiale abbia questa tipologia di approccio alla spettacolarizzazione. È durata 30 minuti, la più lunga di sempre. Ci siamo riusciti pure grazie alla Balich Wonder Studio, con cui collaboro per eventi mondiali".

Cosa voleva inscenare?

"Qualcosa di diverso in un paese complesso. Lo spettacolo si eleva al di sopra di tutte le polemiche di cui siamo consapevoli".

Come si vive, là?

"Ero già stata dalle parti dell’Arabia Saudita, di un Paese voglio capire le immagini iconiche attraverso cui parlare al mondo. Avete visto Morgan Freeman con Ghanim, il qatarino affetto da sindrome di regressione caudale? Quando vedo quelle scene, non mi pongo altri problemi. Valorizzo l’umanità, studio il paese, non giudico la sua cultura".

Luogo preferito di Ancona?

"Dopo il Conero, le grotte del Passetto".

Cosa sogna?

"Di realizzare un grande evento alle grotte, nella mia città".

E le Marche?

"Si stanno riscoprendo, con festival nazionali e internazionali, come il Kum. Però, Ancona sembra la bella addormentata. Ha bisogno di un bacio per risvegliarsi".

E chissà che a darlo non sarà lei…

"Io ci spero, sono a disposizione".