Elica, incertezza dentro l’uovo dei lavoratori

Una Pasqua non semplice per i dipendenti: la cassa integrazione non è stata aperta, le posizioni di molti sono ancora in stand-by

Migration

di Sara Ferreri

Sarà una Pasqua di incertezze quella dei dipendenti Elica, anche se al momento la cassa integrazione preventivata anche per le vicissitudini internazionali non è stata aperta. Manca ancora la firma di Elica con Ariston group per la reindustrializzazione del sito di Cerreto D’Esi, operazione che dovrebbe dare lavoro ad almeno una settantina di dipendenti. Per questo anche le uscite incentivate sono in stand-by. Su 128 lavoratori che hanno presentato domanda per uscire con un incentivo di 75mila euro, circa la metà oltre 60 hanno congelato la loro richiesta da ritirare nel caso la reindustralizzazione di Cerreto d’Esi dovesse andare in porto. Una prospettiva ad oggi piuttosto incerta.

Metà delle persone che hanno chiesto la buonuscita sono invece già fuori dalla produzione Elica che al momento non ha subito rallentamenti o stop. Altri trenta dovrebbero uscire entro settembre facendo scendere così il numero di dipendenti da 560 a 432. Ad oggi sono 128 (l’obiettivo secondo il patto siglato con i sindacati al Ministero dello sviluppo economico era 150) i lavoratori Elica che hanno scelto di andarsene con 75mila euro di buonuscita o in prepensionamento, anche a causa del fatto che sul futuro del lavoro nel Fabrianese c’è ancora molta incertezza.

È ancora da mettere nero su bianco l’accordo con Ariston group per la reindustrializzazione del sito di Cerreto d’Esi che nei prossimi mesi cesserà tutte le produzioni. La situazione è delicatissima, anche nei rapporti interni. L’azienda di recente ha confermato il buon trend di mercato che richiede la necessità di lavorare ad otto ore per turno e di rimandare ulteriormente l’apertura del contratto di solidarietà. Nonostante questo però rimangono problemi legati all’attuale situazione geopolitica mondiale che esaspera ulteriormente le difficoltà di approvvigionamenti di materie prime e componentistica soprattutto dalla Cina.

Questo renderà forse necessario gestire una situazione di fermo produttivo, tra fine aprile e tutto il mese di maggio, attraverso il ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Ma ad oggi i sindacati non sono stati convocati per l’apertura della relativa procedura. Nell’ultimo incontro con le parti sociali l’azienda ha confermato lo sviluppo del piano industriale in linea con il programma previsto, con lo spostamento delle linee 1 e 4 in Polonia, andate quasi a regime. Al tempo stesso si è fatto il punto sull’andamento delle uscite volontarie la metà delle quali però sono ancora in stand-by.