"Elica ritiri il piano, poi ci confronteremo"

Il grido di protesta davanti alla Prefettura di Ancona di sindacati e operai che invocano il Mise: "Prima era un vanto, ora un peso"

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"Faremo di tutto per scongiurare delocalizzazione ed esuberi. Elica ritiri il piano poi saremo disponibili a confrontarci". Sindacati e operai dell’Elica in piazza per difendere il proprio posto di lavoro e per chiedere la nuova convocazione di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Quattro ore di sciopero ad Ancona, quasi 200 gli operai provenienti da Mergo e Cerreto d’Esi per rispondere al piano di Elica, che a marzo ha annunciato 409 esuberi per effetto del trasferimento del 70% della produzione in Polonia. "Una delocalizzazione che grava sull’intero indotto e che va evitata. La mobilitazione proseguirà, perché noi siamo dalla parte del giusto", glissa Vincenzo Gentilucci, della Uilm.

Il corteo, ieri, alle 11, ad Ancona, è partito da piazza della Repubblica, per poi finire in piazza del Plebiscito. "Siamo qui per far sapere al Governo quanto sta succedendo – evidenzia Pierpaolo Pullini, della Fiom. Il piano Elica va avanti e non vediamo le aperture annunciate sulla stampa. L’azienda, infatti, continua il suo progetto di delocalizzazione e il clima è insostenibile: non c’è alcuna disponibilità al dialogo". Dalla Fim, Giampiero Santoni ringrazia la Regione "per aver tentato una trattativa. Al prefetto abbiamo chiesto l’ennesimo sollecito, perché all’ultimo non abbiamo avuto riscontro" – sottolinea.

"Gli annunci sui giornali? Una timida apertura che non tranquillizza – sostengono i sindacati. Intanto – fanno sapere – al termine dell’incontro di ieri il prefetto di Ancona si è impegnato a trasmettere ai ministeri dell’Interno e dello Sviluppo economico il documento dei lavoratori in cui si ripercorrono le fasi della vertenza. Una mobilitazione, quella a sostegno dei dipendenti Elica, che vede unita persino la classe politica. Presenti al corteo, infatti, sia Antonio Mastrovincenzo (Pd) sia Carlo Ciccioli (FdI).

"Serve una posizione chiara dell’azienda – fa Mastrovincenzo -. Si parla di tanti lavoratori, di coppie che lavorano nella stessa impresa. E poi, di questo piano ne soffrirebbe tutto l’indotto".

"Noi stiamo dalla parte del lavoro e dei dipendenti. La mano è tesa verso l’impresa – chiarisce Ciccioli - ma l’impresa non può fare lo sgambetto. Non possiamo impoverire le parti del mondo che vantano garanzie sociali in nome di un profitto spregiudicato".

Non abbasseranno la guardia i lavoratori, tra i quali si respira disperazione.

"Il 31 dicembre Francesco Casoli, presidente di Elica, ci fece i complimenti e gli auguri per i 50 anni dell’azienda – racconta Alberto Luccarini, impiegato alle vernici. Il patron disse che ne avremmo fatti altri 50 di anni insieme.

E invece il 31 marzo l’annuncio del piano. Certo, i tempi ovunque non sono dei migliori, ma ci aspettavamo al limite una 50ina di esuberi, non 409".

Ha le lacrime agli occhi Maria Pia Lucci: "Se perdessi il lavoro non potrei contribuire al mantenimento di mia figlia disoccupata e di suo fratello, disabile. Prima, indossare la divisa di Elica era un orgoglio, ora è un peso. Mi chiedo per chi stia lavorando. In più, da quanto ci è stato detto, l’azienda non è in crisi. Noi vorremmo parlare con Casoli, ma sembra sparito da tempo. Io, dal 31 marzo, data in cui ci è stato comunicato l’esubero, non dormo più la notte". E ancora: "Elica è andata avanti grazie al nostro costante sacrificio. In azienda, c’è incertezza e paura – commenta Roberto D’Ambrosio. Io, ad esempio, ho paura di non poter più mantenere le mie figlie di 9 e 18 anni".

Nicolò Moricci