Elisa étoile della danza mondiale Debutta ne "La bella addormentata"

La Lodolini, 25 anni, anconetana stella del Landestheater di Linz: "In Italia non avrei fatto questa carriera"

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di Pierfrancesco Curzi

Elisa Lodolini, di tempo da quell’intervista col nostro giornale ne è passato. Cos’è successo nel frattempo?

"Mi accingevo a vivere un’avventura straordinaria negli Stati Uniti in una delle scuole di danza più prestigiose. Lì sono rimasta un anno e mezzo, poi, nonostante l’enorme bagaglio d’esperienza, poi ho capito che per il mio lavoro, le ambizioni e lo stile di vita, New York non faceva per me. Così sono tornata in Europa e ho vissuto altri capitoli entusiasmanti per la mia crescita, da Ginevra a Budapest e infine, adesso, il top qui a Linz in Austria".

La tua caratura professionale è cambiata no?

"Dalla scuola di danza a una compagnia giovanile fino al professionismo e il ruolo di ballerina solista in Ungheria per tre anni. Io, sempre in movimento, volevo cambiare e adesso eccomi qui pronta a debuttare in uno dei teatri più grandi e prestigiosi del continente".

E tra meno di due settimane il debutto ne ‘La bella addormentata’?

"Esatto, il 23 sarà la prima di una serie di serate. Replicherò a Natale e poi, dopo aver trascorso tre giorni a casa in Ancona con la mia famiglia, tornerò per Capodanno. In totale 16 appuntamenti da qui all’estate prossima e poi si replica per la prossima stagione".

Una versione classica de ‘La bella addormentata’?

"No, tutt’altro, il coreografo, il grande professionista russo Andrey Kaydanovsky, ha voluto narrare la storia da un punto di vista diverso, un riadattamento dedicato alla forza e ai diritti delle donne in una società maschilista e protezionista. Una scena dove la Principessa Aurora ricerca la sua identità fuori dalla presunta protezione familiare, si autodetermina, con il principe che l’ha baciata ma senza il suo consenso".

Elisa, riesci a farci capire quanto sia importante questo evento?

"Non ero abituata a poster, gigantografie e immagini in giro per la città, negli autobus, sulle riviste, in ogni angolo. Il mio volto e la mia figura campeggiano nella locandina dello spettacolo messo in scena dalla mia compagnia".

In Italia una carriera così sfolgorante non sarebbe stata possibile?

"No, assolutamente, non nel balletto. E pensare che in Italia ci sono i teatri più straordinari del mondo, competenze di altissimo livello e talento. Il problema sta altrove, nelle scelte politiche su dove e come mettere delle risorse e sull’abitudine degli italiani a un determinato tipo di cultura. L’Austria, come altri Paesi, sono l’esempio più forte di come con la cultura si possa ‘mangiare’, sia in termini generali per il movimento che personali. Io ormai vivo del mio lavoro da alcuni anni, mi sono trasferita qui e ho davanti almeno una quindicina d’anni di carriera". Per arrivare fino a qui immagino tu abbia dovuto fare enormi sacrifici, è così?

"Certo, come lasciare la mia famiglia a neppure 15 anni. Avevo un obiettivo chiaro in testa però e i miei genitori, che mi seguono ovunque, hanno creduto in me. Serve questo e serve una grande passione oltre al talento e immagino quanti giovani non sfruttino il loro di talento, bloccati dal peso degli ostacoli. Nella danza come in altre discipline, contano soprattutto la testa e la determinazione".

Hai dovuto affrontare anche altri sacrifici, ad esempio limitazioni sul cibo per garantire una forma perfetta?

"La testa in questo caso è stata fondamentale. Conosco me e il mio corpo, ho un buon metabolismo e soprattutto non mi sono fatta influenzare dai ‘cattivi maestri’ nei primi anni della mia vita di ballerina. Ricordo bene chi mi diceva ‘devi perde almeno 3-4 chili’ oppure ‘non mangiare pasta’ e chi imponeva una disciplina ferrea e a volte esagerata. Io ce l’ho fatta, per altre non è stato così automatico".

Cosa intendi?

"Mie colleghe più deboli che non hanno retto al peso dell’umiliazione e sono state costrette a lasciare, altre finite in ospedale per anoressia. A 15-16 anni è facile cadere in depressione. È stato importante denunciare per molte, per cambiare il sistema e infatti adesso le cose vanno meglio".